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La Rems a Guardiagrele

L'opposizione prosegue nella battaglia giudiziaria

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Recenti delibere della ASL confermano la decisione del trasferimento provvisorio a Guardiagrele della REMS (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) prevista nel decreto commissariale 106 del 2014.

Al provvedimento commissariale è allegata una relazione tecnica che prevede una spesa totale pari a 110mila euro.

Le recenti delibere della ASL, invece, rivelano che la spesa sarà ben maggiore e, soprattutto, ingiustificata anche perché totalmente sganciata da una previsione programmatica generale. Ma andiamo ai dettagli.

Poiché il trasferimento provvisorio della REMS a Guardiagrele prevede il contemporaneo spostamento provvisorio ad Ortona della Psichiatria, la spesa necessaria per l’intera operazione è cinque volte maggiore.

Infatti, una delibera ASL del dicembre scorso prevede, oltre a 100.143,96 euro per opere edili su Guardiagrele, ben 152.421,12 euro per opere edili ad Ortona finalizzate ad ospitare provvisoriamente la psichiatria.

Bisogna, poi, aggiungere, ulteriori 200.000,00 euro per la componente impiantistica da realizzare su Guardiagrele (impianto elettrico, di riscaldamento e di condizionamento, di videosorveglianza, di trasmissione dati) previsti dalla delibera ASL 17/2015 e, infine, non meno di 100.000,00 euro (arrotondiamo per difetto) dei 500.000,00 previsti dalla delibera 16/2015 per l’adeguamento del presidio di Ortona.

Insomma, dai 110.000,00 previsti dal decreto commissariale, passiamo a 552.565,08 euro derivanti dal pacchetto delle delibere aziendali, con un incremento di circa mezzo milione di euro sulla previsione iniziale totalmente ignorato dall’atto commissariale.

Oltre al dato finanziario, che parla da sé, si aggiunge il fatto che nessuna delle somme previste appare finalizzata ad una destinazione futura diversa da quella che oggi si asserisce provvisoria.

Del resto, ciò sarebbe abbastanza difficile da dire anche perché, stando agli atti ministeriali, la REMS definitiva, da realizzare nel comune di Ripa Teatina, non sarà pronta, se tutto dovesse andare bene, prima del 2018. Può essere provvisorio ciò che durerà non meno di tre anni?

Oltre a questo, vi è un altro dato preoccupante che nessuno ha preso in considerazione. 

La previsione di allestire 20 posti letto per gli internati (così si definiscono) degli ex ospedali psichiatrici giudiziari, contrasta con il dato contenuto nella relazione al Parlamento dei Ministeri della Salute e della Giustizia. Secondo quel documento, al settembre 2014, la nostra Regione dovrebbe occuparsi di appena 15 persone di cui, sempre secondo l’atto ministeriale, sarebbero dimissibili ben 12 soggetti.

Ciò significa che si prevede la realizzazione di una struttura (tanto quella provvisoria quanto quella definitiva) che, allo stato attuale, interessa appena 3 soggetti considerati non dimissibili.

Ciò significa che, di fatto, nessuna REMS è necessaria per la regione Abruzzo (convenzionata con il Molise) e che, quindi, i pazienti ben possono essere inviati alle singole ASL di appartenenza per essere affidati ai servizi territoriali (residenze riabilitative, ad esempio).

Quanto ai 3 soggetti ritenuti non dimissibili, essi ben possono essere “gestiti” con i servizi esistenti dal momento che ciascuna ASL della Regione ha uno o più Servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC) - nei quali, come gli addetti ai lavori sanno, spesso avvengono ricoveri anche in regime di detenzione - e altri servizi che ben possono prendere in carico appena 3 persone su una previsione irrealistica di 20 (contenuta nel Decreto 106 e confermata nelle delibere che ad essa danno esecuzione).

E’, quindi, irrazionale insistere sulla realizzazione di una struttura che, alla luce dei fatti, risulta essere inutile e, anche per questo, motivo di ingiustificato e pericoloso sperpero di denaro pubblico.

A questo deve aggiungersi anche che la relazione tecnica allegata al decreto commissariale non tiene conto del fatto che è ancora attivo l’ospedale di Guardiagrele e che, ad esempio, la prevista scala separata di accesso è una scala antincendio a servizio dei reparti e che l’area da recintare oggi è spazio di accesso per la cucina, il magazzino, l’obitorio e altre scale di sicurezza.

Nessuno degli atti, infine, considera che gli spazi da destinare a questo servizio sono incompatibili con la presenza di un presidio ospedaliero il cui futuro è ancora legato all’esito di decine di ricorsi ancora pendenti davanti al TAR e al Consiglio di Stato e che oggi ha un tasso di occupazione dei posti letto altissimo, certamente non inferiore a quello degli altri presidi della ASL. Che si fa? Disattiviamo 57 posti letto che, dal 2010 ad oggi, sono ossigeno per l’intero sistema aziendale per far posto ad una struttura inutile? A ciò aggiungiamo, infine, la incompatibilità con il distretto sanitario che si rivolge a decine di migliaia di utenti avendo allargato da gennaio il suo bacino territoriale.

Su questi presupposti abbiamo già provveduto nello scorso mese di novembre e, con un nuovo atto, la scorsa settimana, ad impugnare davanti al TAR il decreto commissariale e le delibere della ASL  proseguendo nell’azione di difesa del nostro presidio ospedaliero e a conferma della decisione di tutelare il diritto alla salute per il quale abbiamo tanto lottato in questi anni.

Il problema della necessità di realizzare una REMS oggi, di fronte alle scadenze di legge, ha bisogno di una soluzione, ma questa, alla luce degli atti della ASL che addirittura moltiplicano per cinque le spese necessarie con procedure di gara d’urgenza, non può essere adottata a scapito di un servizio sanitario essenziale garantito dal presidio di Guardiagrele.

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