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LETTERA APERTA DI UNA MADRE PROVATA DAL DOLORE, AI DOTTORI, MEDICI ED INFERMIERI E TUTTO IL PERSONALE DEL PRONTO SOCCORSO DELL'OSPEDALE DI GUARDIAGRELE

"voglio fare qualcosa per tutelare il nostro diritto alla salute e poter pensare di aver contribuito a salvare una perla rara : il pronto soccorso di Guardiagrele e tutto il "nostro" Ospedale."

La Redazione
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Cari medici, infermieri e personale tutto del pronto soccorso dell’ospedale di Guardiagrele, vi scrivo per ringraziarvi della vostra professionalità e soprattutto della vostra umanità. Ormai sono tanti anni che – purtroppo – mi precipito da voi con il cuore in gola. La prima volta che sono arrivata con mio figlio siete stati tutti, ma proprio tutti bravissimi, non riuscivo ancora a capire cosa gli stesse accadendo, ma voi eravate già lì pronti ad intervenire, lasciando che io e mio marito rimanessimo accanto a lui…non dimenticherò mai. Ora, quando sta male, sono sempre presa dall’ansia, dalla paura e dall’angoscia, ma sono più preparata a ciò che sta succedendo e quindi, essendo un po’ più lucida e pronta, ho modo di vedere e “sentire” che siete lì a fare tutto quello che vi è possibile per aiutare mio figlio, come se fosse vostro figlio. Ho visto addirittura che in quei momenti non solo dai miei occhi scendono lacrime. Poche settimane fa, a tarda sera, mio figlio è stato male per l’ennesima volta. Di nuovo la corsa verso il pronto soccorso di Guardiagrele, di nuovo la paura, ma questa volta è stata doppia. Mentre correvo con l’auto, mi chiedevo come avrei fatto in futuro senza il pronto soccorso vicino, tanto più che già ho sperimentato la chiusura del reparto di pediatria, che per me ha significato un grave regresso. Ricordo nitidamente la prima volta di mio figlio in ospedale, dopo il pronto soccorso è seguito il ricovero nel reparto pediatrico di Guardiagrele dove oltre all’accoglienza di pazienti con problemi seri in camerette singole, si riusciva anche ad avvertire l’amore, la gentilezza e la professionalità. Nulla a che vedere con i grandi ospedali dove abbiamo ’sostato’ tre giorni lungo il corridoio su una vecchia brandina e dove il nostro malessere e il nostro disagio sono diventati pubblici grazie alla visita e all’anamnesi compiuta ovviamente in corridoio da medici specializzandi (ma non esiste una stanza dove un MEDICO affiancato da medici specializzandi può ricevere e dedicare un po’ di tempo al paziente?). Ho accettato tutto in silenzio. Il fatto che non abbiano posto non è colpa loro – mi sono detta. Mi preoccupa però a questo punto che vogliano chiudere anche il pronto soccorso guardiese e questa volta, a testa alta, voglio dire che non è giusto e che mi sento lesa nel diritto alla salute. Arrivare a Chieti significa rischiare la morte e se fortunatamente si ha modo di approdare nella bolgia della clinica universitaria, si diventa uno dei tantissimi malati allocati lungo un corridoio in attesa di sistemazione e di un medico che possa dedicarti un po’ di tempo. In un simile contesto parlare di gentilezza, di cortesia, di privacy è una illusione, ma ciò che mi rattrista è che questi valori – ora appartenenti a pochissimi medici – stiano scomparendo e – come ho avuto modo di sperimentare sulla mia pelle e su quella di mio figlio – non vengono minimamente trasmessi e insegnati ai medici specializzandi: che futuro ci attende ? Sarò cattiva ma penso che tutti i politici, convinti che l’unica strada per risanare la nostra sanità sia di chiudere tutti i piccoli ospedali e fare un solo grande polo, sono persone che non hanno mai provato cosa significhi avere bisogno subito di cure e di umanità. Concludo sperando che l’ospedale di Guardiagrele possa rimanere aperto, ma qualora dovesse essere chiuso, chiedo a voi dottori e infermieri del pronto soccorso di non perdere la ricchezza che avete: la vostra umanità. Vi prego di trasmetterla il più possibile ai giovani che avrete modo di affiancare, cosicché in futuro si possa avere la possibilità di incontrare qualche persona sensibile nelle corsie.
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