Ancora una volta il gruppo di opposizione arriva in anticipo scovando una pericolosa aggiunta nella manovra che nella prima bozza non c'era.
L'Avvocato Dal Pozzo spiega che la bozza all'esame del Quirinale, rispetto a quella diffusa nei giorni immediatamente precedenti e successivi all'adozione da parte del Consiglio dei Ministri contiene un'altra sorpresa riguardo ai Programma Operativo 2010.
Confrontando i testi si vede che l'ultima versione contiene un inciso pericolosissimo che appare introdotto ad hoc quale reazione al moto di sdegno che si è levato contro quel provvedimento.
Mentre la prima versione si "limitava" a stabilire che il Commissario abruzzese "dà esecuzione al programma operativo per l'esercizio 2010...che è approvato con la presente legge", nella bozza all'esame di Napolitano si aggiunge questo inciso: "ferma restando la validità degli atti e dei provvedimenti già adottati e la salvezza degli effetti e dei rapporti giuridici sorti sulla base della sua attuazione".
Una lettura attenta della disposizione porta a ritenere che con questa mossa il Governo ha voluto offrire a Chiodi un ulteriore scudo protettivo contro le sentenze del TAR.
Insomma, se vi era il dubbio che con il decreto legge fosse coperta la sola delibera 44/2010, ora, con questa previsione, vi è il pericolo che l'"effetto sostitutivo" del governo nei confronti della Regione sia esteso a tutti i provvedimenti che danno attuazione al Programma Operativo.
Insomma, nel calderone della manovra, rientrerebbero, ad esempio, anche la delibera 45 (che stabiliva quali ospedali chiudevano e entro quale data), come anche i decreti 5 (sulle linee guida alle ASL per gli atti azindali) e 15 (sul taglio dele Unità Operative).
Insomma, questo inciso non è una formalità , ma un' estensione della copertura legislativa che aggiunge illegittimità alle illegittimità che già avevamo denunciato a proposito della prima bozza presentata dal Governo.
Questa aggiunta, poi, sana retroattivamente gli effetti di atti illegitimi perchè annullati dal TAR o sub iudice.
Resta tutto lo sconcerto per una modalità di agire che fa il paio con l'emendamento "ad aziendam" poi ritirato. Ci troviamo, del resto, di fronte ad una norma "ad regionem" che pone i cittadini abruzzesi in una evidente situazione di disparità rispetto a quelli delle altre regioni commissariate.
Altro che "la legge è uguale per tutti". Nelle aule di giudizia andrebbe scritto "Ognuno fa quello che vuole".

