Partecipa a GuardiagreleWeb.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

I lampioni di Porta San Giovanni, un trionfo dell'arte sugli arredi urbani anonimi

Storia dell'opera che porta la firma di grandi maestri forgiatori, da Claudio Bottero a Georg Reinking. Sotto l'ombrello dell'Ente Mostra

Condividi su:
I lampioni progettati da Claudio Bottero ora adornano le fiancate di Porta San Giovanni, il monumentale accesso al centro storico. Realizzata in due esemplari su idea del direttore artistico dell'Ente Mostra, Gabriele Vitacolonna, l'opera è nata nei giorni di "La fucina di Vulcano" terza edizione del 2010 annessa alla 40sima Mostra dell'artigianato artistico abruzzese. L'installazione si deve a Georg Reinking, fabbro-artista di origine tedesca trapiantato a Guardiagrele e componente del team selezionato da Bottero. Ma Reinking, nato nei dintorni di Colonia e giunto e approdato nella città del ferro battuto nel 2000 con un bagaglio di studi approfonditi su design e ebanisteria, è la figura-chiave della Fucina, un'iniziativa nata nel 2007 capitalizzando proprio sulle conoscenze che il giovane tedesco aveva fatto negli anni del tirocinio, quando era venuto a contatto con i maggiori esponenti europei dell'arte fabbrile. A cominciare proprio da Bottero, maestro di fama mondiale. «Ho organizzato la Fucina», ci racconta, «prima come concorso, ma subito ho capito che la competitività non serviva. Occorreva invece puntare su formazione e dialogo, e quindi proposi al Comune di organizzare un percorso formativo sull'idea della realizzazione, di volta in volta, di un arredo urbano concepito per l'installazione in spazi pubblici. Gabriele Vitacolonna», prosegue Reinking, «fornì l'idea dei lampioni per la porta della fiera, e così contattati Claudio Bottero, il mio maestro e leader internazionale della corrente contemporanea nell'arte fabbrile, e Claudio scelse una squadra di maestri italiani, cechi e spagnoli, una formazione di caratura mondiale». Bisognava allestire il laboratorio in largo Brigata Maiella, e Georg fornì l'attrezzatura portandola dalla sua fucina. «In due giorni realizzammo in estemporanea i lampioni, un lavoro preceduto dallo sviluppo in scala 1:1 dei disegni di Bottero e la fornitura dei materiali occorrenti. Per maggiore comodità», spiega Reinking, «nella mia officina vennero approntati quei componenti di base che non potevano essere realizzati nel laboratorio all'aperto». I lampioni erano completi già due giorni dopo l'inizio dell'estemporanea. «Ma poi», spiega Reinking, «cominciò una lunga attesa per il via libera al montaggio dei manufatti ai lati di Porta San Giovanni. L'autorizzazione arrivò, e subito provvidi da solo all'installazione, dopo aver aggiunto a ciascun lampione il paralume, la protezione di forma piramidale in vetro che non compariva nella versione originale del 2010». Poi Reinking aggiunge, con un tocco di disappunto, che «sarebbe stato bello se all'installazione fosse seguita un'inaugurazione ufficiale, e lo dico non tanto per soddisfare il compiacimento dei componenti del team di Bottero, quanto per evidenziare gli scopi autentici della Fucina in versione rassegna, un incentivo a noi per migliorare l'estetica e l'immagine della nostra città, dal momento che la Fucina ha un senso se riesce a stabilire un dialogo tra noi e la comunità, dall'amministrazione ai cittadini, nessuno escluso». La Fucina di Vulcano è a pieno titolo uno degli eventi biennali annessi alla Mostra dell'Artigianato artistico abruzzese. Il presidente dell'Ente Mostra, Gianfranco Marsibilio, spiega che «l'energia e l'attitudine dei nostri fabbri a fare squadra sono occasioni da cogliere a piene mani per abbellire la città con pezzi di grande valore artistico in linea con la tradizione e il retaggio guardiese, anziché proseguire con l'acquisto e l'installazione di arredi urbani anonimi». Poi Marsibilio aggiunge che «Reinking è uno dei pochi artigiani che vive la realtà dell'Ente Mostra e promotore della Fucina insieme a Filippo Scioli dopo una partecipazione qualche anno fa alla rassegna internazionale di Vittorio Veneto. Un'idea che noi abbiamo importato, e che vorremmo estesa a altre specialità dell'artigianato-arte, tanto che promuoviamo regolarmente la partecipazione dei nostri artigiani a iniziative di livello nazionale e internazionale con la speranza che ne escano proposte come quelle che hanno portato alla Fucina. Georg», conclude Marsibilio, «è venuto dalla Germania ma si è radicato con successo nel contesto guardiese grazie anche, ne sono convinto, a una scelta di impegno artistico e sociale». I componenti del team di Bottero che ha realizzato i lampioni sono i cèchi Radomir Bàrta e Jiri Bata, il tedesco Sven Bauer, e gli abruzzesi Simone Mammarella, Roque Fosco, Filippo Scioli e appunto Georg Reinking. «Siamo soddisfatti dell'opera di Bottero», spiega Gabriele Vitacolonna, «perché concilia stili diversi e distanti tra loro in una sintesi di grande valore, dalla solidità di stampo medievale che vuole richiamarsi alle origini della città, alla contemporaneità data dal disegno essenziale passando per un gusto vagamente deco'». I due pezzi di artigianato-arte sono descritti dallo stesso Bottero come «lampade austere che nella loro eleganza dalla forma chiusa su anelli squadrati formano un'armatura simbolica, e per questo potranno essere denominati "I guardiani di Porta San Giovanni"». Alla 41sima edizione della Mostra agostana sarà la volta di un'opera di arredo urbano in ceramica, che la Mostra regalerà alla città.
Condividi su:

Seguici su Facebook