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Lettera aperta ai vertici della Federazione Medico Sportiva Italiana

redazione
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Riceviamo e pubblichiamo da Margherita Sassi - Psicoterapeuta esperta in Psicologia dello Sport - Responsabile CPS Pescara - una lettera aperta trasmessa ai vertici della FMSI - Federazione Medico Sportiva Italiana, in particolare al presidente nazionale Maurizio Casasco ed al presidente regionale Vittorio De Feo.

Gentile Presidente, anzitutto complimenti per il lavoro svolto intorno al laboratorio antidoping. 

Ritengo che rappresenti un segnale significativo dell’importanza che la Federazione Medico Sportiva Italiana attribuisce alla prevenzione, alla salute e alla ricerca e consentirà non solo di implementare un’attività di controllo ma anche di guardare a medio-lungo termine sul piano internazionale. La sua recente conferma alla presidenza dell’EFSMA (European Federation of Sports Medicine Associations) dimostra sia il valore che riesce ad esprimere nell’attualità in quanto presidente della FMSI, sia l’inestimabile patrimonio di continuità della medicina sportiva italiana, capace di tutelare la salute di ogni sportivo, dai massimi livelli alla popolazione tutta. 

Ho un ricordo davvero entusiasmante di quando mi sono affacciata per la prima volta alla Medicina dello sport: nel 2002, ero da poco iscritta all’Albo degli psicologi dell’Abruzzo, in una palazzina della ASL di Pescara - dove da lì a poco avrei svolto il tirocinio previsto dalla scuola di specializzazione in psicoterapia cognitivo-comportamentale - ho bussato per sapere se era possibile prestare servizio in qualche modo. Avrei iniziato come volontaria per poi capire come si sarebbe potuta assestare un’eventuale collaborazione anche in forza di una sperimentazione inevitabile. Dovevo creare qualcosa dal nulla, compilare richieste mai inoltrate, ispirare protocolli innovativi, creare un varco che potesse annoverare una categoria professionale ancora pressoché sconosciuta. Cercavo, tra i medici del servizio, di diffondere il profilo professionale che avrei ricoperto. Perciò, mi confrontavo con i colleghi più esperti, anche a distanza, per delineare modi e tempi opportuni. 

Quando ho deciso di affacciarmi al servizio di Medicina dello sport, l’ho fatto perché mi sarei sforzata di integrarmi in una scienza dello sport effettiva, ben congegnata, autorevole, e capace di operare con serietà in un campo, quello dello sport, troppo spesso ancora un po’ approssimativo. Ero convinta che tra medicina e psicologia si sarebbe innescata una reciprocità “fisiologica”, l’avevo imparato studiando il pensiero di un professionista straordinario, come era stato il professor Ferruccio Antonelli, fondatore della psicologia dello sport nel mondo. Per fortuna, così è stato, almeno per me e per quello che riguarda il mio impegno professionale negli anni a seguire, in cui ho lavorato spalla a spalla con la medicina dello sport. Oggi Lei è un presidente federale di enorme spessore ed io una professionista al servizio della psicologia dello sport senza soluzione di continuità. In comune abbiamo di sicuro il dovere di proteggere la salute degli atleti. Sulla scia di questa premessa, Le scrivo allo scopo di aprire la FMSI al tesseramento degli psicologi come soci aderenti, così com’è previsto per masso-fisioterapisti, massaggiatori sportivi e laureati in scienze motorie. La medicina sportiva ha bisogno della collaborazione di specialisti di vario genere, che possano avere strumenti ed esperienza necessari ad inquadrare gli atleti a seconda delle esigenze ed è un dato di fatto che, per tutelare la salute della persona, è ormai fondamentale avvalersi di uno staff multidisciplinare. La psicologia dello sport è una scienza troppo spesso relegata alla prestazione dell’atleta, ma si sa, non può esserci prestazione senza salute, e non c'è salute senza salute mentale. 

È vero, gli psicologi non sono medici, ma svolgono una professione sanitaria, e quando lei parla di trasferire le competenze proprie della Medicina dello Sport dall’Atleta d’élite all’intera società civile, per orientarla all’attività fisica come salute e allo sport come valore sociale sono convinta che riconosce alla psicologia il ruolo che le è proprio. La costituzione della FMSI risale al 1945, i primi corsi di laurea in psicologia nascono ufficialmente nel 1971. Coprire uno scarto temporale del genere, inserendo gli psicologi nella Federazione credo possa diventare un segno di innovazione distintivo di un Paese, il nostro, che ha dato i natali al fondatore della Psicologia dello sport nel mondo. I tempi potrebbero essere maturi per un’evoluzione come questa, che in un ente con la vostra operatività, sarebbe l’ennesima conferma del rinnovamento culturale e scientifico di cui siete promotori. Negli anni trascorsi, in Abruzzo, la Medicina dello sport ha legiferato in proposito, considerata appunto l’importanza della salute mentale dell’atleta e quindi la valenza di una valutazione psicologica e attitudinale. Nell’art. 9, lettera f-bis) della legge regionale n. 15 del 23 giugno 2020 è specificato testualmente che la presenza di psicoterapeuta con provata esperienza in psicologia dello sport è garantita nei Centri di terzo livello. Ad oggi, l’U.O.S. Dipartimentale di Medicina dello Sport della ASL di Pescara comprende la sottoscritta e le iniziative in essere risultano numerose. Le ultime, in ordine di tempo, sono stati i due convegni organizzati tra il 2019 e il 2022, con la collaborazione continuativa del Comitato Regionale FMSI Abruzzo. Per chiudere, mi permetto quindi di parafrasare l’indimenticabile maestro Antonelli nel riconoscere che, come lui, tifo per la psicologia dello sport e la mia passione - com’è stata la sua - è solo un risvolto della mia opinione, onesta e ragionevole, che nell’ambiente dello sport, sempre più performante, la psicologia abbia tutto il diritto di partecipare in maniera costante e produttiva. Confido vivamente in questa lettera e nella possibilità che venga accolta. 

Immagino che in qualità di Presidente dovrà confrontarsi con il Consiglio Direttivo e mi auguro che la presente possa rappresentare, soprattutto, un’occasione per sensibilizzare e invitare i consiglieri nazionali ad una riflessione comune. Da parte mia, dopo oltre 20 anni di industriosa determinazione, sarò ben lieta di iscrivermi appena possibile e proseguire così una sinergia nella quale ho sempre creduto fortemente, a volte ai limiti dell’ostinazione. Spero dunque che nei prossimi tempi, oltre al laboratorio antidoping ormai annunciato, la Federazione medico sportiva possa anche impegnarsi nell’inserire gli psicologi tra i soci aderenti ammessi. E chissà che un passaggio simile non diventi un presupposto valido per incoraggiare la categoria degli stessi psicologi ad impegnarsi in quella che potrebbe diventare una specializzazione a tutti gli effetti, rinnovando l’interesse di un’intera comunità professionale in favore della salute dello sportivo.

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