Per la seconda volta la Regione Abruzzo ha rinunciato a legiferare riguardo a temi di sua stretta competenza: dopo essersi vista scippare, senza colpo ferire, la competenza in materia di programmazione sanitaria, si ritrova a dover rinunciare anche a quella della rete scolastica. Infatti la manovra estiva, convertita nella legge 111/2011, con l’art.19 e in maniera anticostituzionale, impone il dimensionamento degli istituti comprensivi che dovranno avere un numero minimo di 1000 studenti.
Le ragioni di questo provvedimento invasivo e lesivo assunto dall’ex Ministro Gelmini ha motivazioni esclusivamente economiche dato che permetterebbe di risparmiare 172 milioni di euro a danno delle scuole, sopprimendo 1.130 plessi e altrettanti posti di lavoro di dirigente scolastico e direttore dei servizi generali ed amministrativi, oltre a 1.765 posti di collaboratore scolastico.
Questa operazione non ha, dunque, alcun fondamento didattico. Ma nonostante l’azione di 15 Regioni su 20 che hanno deciso di impugnare l’art.19 davanti alla Corte Costituzionale, e il documento approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella seduta del 27 ottobre 2011, in cui si propone al Ministero che le istituzioni deputate al ruolo e gli Enti Locali possano tornare ad esercitare la propria competenza, a programmare le autonomie scolastiche sul territorio e a valutare gli eventuali accorpamenti tenendo conto delle condizioni geografiche, socioeconomiche e storiche del territorio, nonché della situazione dell’edilizia scolastica, la maggioranza di centrodestra in Consiglio Regionale ha provveduto ad approvare le linee guida per procedere agli accorpamenti “numerici”, senza tenere conto delle esigenze degli abruzzesi, studenti e famiglie, della qualità dell’istruzione pubblica, della continuità educativa e della comunità professionale.
A questo si aggiunge il ritardo della Provincia che dovrebbe approvare il piano della nuova programmazione entro il 30 novembre, e che solo adesso comincia a porsi il problema.
Guardiagrele, in questa sciagurata politica dei numeri e del paventato risparmio, rischia di perdere la Direzione Didattica. La filiera di centrodestra composta da Regione-Provincia-Comune ancora una volta toglie e nulla dà al nostro territorio.