Il giorno del Giovedì Santo è articolato in due momenti distinti : al mattino, nelle diverse cattedrali, i vescovi consacrano il Sacro Crisma con una solenne cerimonia e altri tre oli usati per Battesimo, per l’Unzione degli infermi e per ungere i Catecumeni. Il Sacro Crisma è l’olio benedetto che i sacerdoti utilizzeranno durante tutto l’anno nei Sacramenti del Battesimo, della Cresima e Ordine Sacro. Alla cerimonia partecipano sacerdoti e diaconi, che raccogliendosi attorno al loro vescovo, confermano la Chiesa ed il sacerdozio fondato da Cristo, accingendosi a partecipare poi nelle singole chiese e parrocchie, con la liturgia propria, alla celebrazione delle ultime fasi della vita di Gesù con la Passione, morte e Resurrezione.
Nel tardo pomeriggio c’è la celebrazione in Cena Domini, cioè la Cena del Signore: l’ultima cena che Gesù tenne con i suoi apostoli, dalla quale sono derivate parole e atti cruciali per la fede cristiana.
Cristo istituisce l’Eucaristia come rito memoriale della “nuova ed eterna alleanza”, il sacerdozio ministeriale ed il servizio fraterno della carità.
Giovanni nel suo vangelo racconta che Gesù avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, e mentre il diavolo aveva già messo nel cuore di Giuda il seme del tradimento, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugatoio e se lo cinse ai fianchi, verso dell’acqua in un catino e si mise a lavare i loro piedi.
La lavanda dei piedi: un gesto riservato, in quell’epoca, agli schiavi e ai servi nei confronti del padrone, alla moglie verso il marito, al figlio verso il padre. Considerando il fatto che a quei tempi si camminava con dei semplici sandali su strade fangose a fine giornata i piedi erano particolarmente sporchi: Gesù lava i piedi ai suoi e lascia, come suo testamento di parola e di esempio, di fare altrettanto tra i fratelli. Non comanda di ripetere un rito, ma di fare come lui, cioè di rifare in ogni tempo e in ogni comunità gesti di servizio vicendevole, non standardizzati, ma sgorgati dall’inventiva di chi ama. Ogni gesto di amore diventa così sacramento, linguaggio simbolico dell’unica realtà: l’amore del Padre in Cristo, l’amore in Cristo dei credenti. Una lezione immensa di Gesù verso i suoi Discepoli: donarsi verso tutti i fratelli dell’unanimità.
I Vangeli di Marco, Luca e Matteo raccontano, inoltre, del gesto più prezioso che potesse fare all’umanità: se stesso nel sacramento dell’Eucaristia. Gesù mentre mangiava prese il pane lo spezzò e lo diede agli apostoli dicendo “prendete questo è il mio Corpo”, poi prese il calice con il vino, rese grazie, lo diede loro dicendo “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti”. Dicendo anche “Fate questo in memoria di me” istituiva il sacerdozio cristiano, per perpetuare nei secoli futuri il sacrificio di Gesù. Viene cioè posto al centro della memoria ecclesiale il segno dell’amore gratuito, totale e definitivo: Gesù è l’Agnello pasquale che porta a compimento il progetto di liberazione iniziato nel primo esodo; il suo donarsi nella morte è l’inizio di una presenza nuova e permanente; il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa.
Gesù dopo la cena si ritirò nell’orto degli Ulivi , luogo abituale delle sue preghiere a Gerusalemme, insieme degli Apostoli, che stanchi dell’ora tarda, della cena e delle fori emozioni si addormentarono. Vennero svegliati più tardi da Gesù che aveva interrotto la sua preghiera perché “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate. Vegliate e pregate per non entrare in tentazione, lo spirito è pronto ma la carne è debole. Basta è venuta l’ora: ecco il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori: alzatevi e andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”. Comincia così la Passione che la Chiesa ricorda il Venerdì Santo.
I riti liturgici del Giovedì Santo si concludono con la reposizione dell’Eucaristia in una cappella laterale delle chiese, addobbata a festa per ricordare l’istituzione del Sacramento. Cappella che sarà meta di adorazione fino all’inizio dei riti del pomeriggio del Venerdì Santo.
Tutto il resto del tempio viene oscurato in segno di dolore perché è iniziata la Passione di Gesù: le campane non suonano, l’altare rimane disadorno, il tabernacolo vuoto e aperto, il Crocifisso coperto.
L’Eucaristia è irruzione del Risorto nella storia, è dono gratuito e immeritato che scardina il mito dell’efficienze e della meritocrazia, è offerta di un “per sempre” irrevocabile contro il mito del transitorio e dell’effimero.

