Rileviamo ancora troppi servizi territoriali in sofferenza per carenze di personale, per pratiche troppo spesso centrate sugli interventi di emergenza-urgenza, per pochi strumenti di inserimento lavorativo e di inclusione, per mancanza di esperienza nel promuovere insieme ai pazienti esperienze di coabitazione.
Il Rapporto Salute Mentale 2022 del ministero della Salute (dati 2021) fotografa con chiarezza questa situazione.
La Consulta per la Salute Mentale insediata con dgr 108 del 28.02.2022 , salvo che per il percorso di definizione di un Regolamento unificato regionale per le borse lavoro psichiatriche, non ha prodotto ancora i risultati attesi. Nella prossima legislatura la Regione, attraverso l’assessorato alla Sanità, dovrà finalmente renderla operativa.
Chiediamo che la convocazione della Consulta sia tra i primi atti del presidente eletto e che al primo punto all’ordine del giorno ci sia il monitoraggio dei progetti attuati dai Dipartimenti di salute mentale (DSM) delle Asl in attuazione delle linee di indirizzo per la realizzazione dei progetti regionali volti al loro rafforzamento approvate con l’intesa Stato-Regioni del 28/04/2022. Con le linee di indirizzo le Regioni erano state invitate ad intraprendere “azioni programmatiche volte principalmente al superamento della contenzione meccanica e al rafforzamento dei percorsi di cura mediante la sperimentazione di progetti alternativi ai percorsi di ricovero in REMS (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza)”. A questi obiettivi comuni a tutte le Regioni, potevano essere aggiunti obiettivi specifici del contesto territoriale.
Dalle psicosi si può guarire (se prese molto in tempo e curate adeguatamente) o in ogni caso si può progredire.
Decisivo è però che i servizi di salute mentale attivino una cultura orientata alla recovery, una cultura secondo la quale si può raggiungere un certo grado di qualità della vita nonostante la presenza della malattia mentale.
È urgente e necessario, quindi, un diverso sistema di cura che agisca su tutte quelle che sono le forme della vita sociale in generale (la famiglia, il lavoro, l’abitare, il tempo libero, la vita della comunità), che sposti le risorse dalle rette ai budget di salute finalizzati ad attuare il Piano Terapeutico Individuale (PTI) per ogni persona presa in carico da un Centro di Salute Mentale.
Questo approccio multisettoriale ha bisogno che i diversi servizi (sanitari, sociali, del lavoro ecc.) funzionino secondo standard adeguati e si integrino sostenendo insieme le persone con una malattia psichiatrica nelle diverse fasi della vita e facilitino il loro accesso a diritti fondamentali quali l’impiego lavorativo (inclusi i programmi di reinserimento), le opportunità abitative e formative, la partecipazione ad attività nella comunità.
Occorre quindi definire, per ogni utente preso in carico dai servizi, progetti personalizzati e budget di spesa unitari.
In Abruzzo ci sono sino ad ora pochissime esperienze. Mancano le risorse e manca una formazione degli operatori orientata alla recovery.
Chiediamo ai candidati alla carica di presidente della Regione Abruzzo l’impegno a:
- potenziare le risorse dedicate dal Servizio Sanitario alla Salute Mentale e orientarle verso la psichiatria di comunità (assistenza sanitaria integrata da quella sociale a domicilio, abitazioni solidali in piccoli gruppi supportati orientati all’autonomia, Centri Diurni Psichiatrici).
- rafforzare la capacitò di monitoraggio e coordinamento da parte dell’assessorato alla Sanità in modo che ci sia una più corretta distribuzione delle risorse rispetto a un territorio regionale estremamente variegato e le quattro Aziende regionali, raggiungano gli stessi standard qualitativi e i medesimi sistemi di rendicontazione dei risultati. In questo ambito vanno rafforzate anche le risorse umane strumentali dedicate al funzionamento della Consulta Regionale e al sostegno delle associazioni del Terzo settore che si occupano di Salute Mentale.
- garantire sul territorio abruzzese un numero adeguato di strutture riabilitative residenziali, ma nel contempo favorire diffuse strutture leggere come coabitazioni solidali, gruppi appartamento cogestiti fra sociosanitario del privato sociale e del pubblico
- potenziare i Centri di Salute Mentale dotandoli di tutte le figure professionali (psichiatri, assistenti sociali, psicologi, infermieri ma anche tecnici della riabilitazione ed educatori), garantendo l’apertura almeno 12 ore al giorno, compresi i festivi.
- dedicare tempo e risorse al monitoraggio e al coordinamento della attuazione delle convenzioni socio-sanitarie approvate insieme ai piani distrettuali di ambito sociale
- attivare una formazione integrata tra operatori sanitari e operatori sociali, aperta quando necessario anche agli operatori del Terzo settore, sui temi della recovery e sui percorsi di coprogrammazione e coprogettazione
- avviare due tavoli di lavoro con i servizi pubblici competenti, le parti sociali e le associazioni del Terzo settore che si occupano di salute mentale sui temi dell’inserimento lavorativo e della politica della casa.
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