«Gianni Chiodi è incompatibile nella veste simultanea di commissario per la sanità e di presidente della Regione, come prescrive la legge 222 del 2007 quando recita che "la nomina del commissario ad acta è incompatibile con l'affidamento o la prosecuzione di qualsiasi incarico istituzionale presso la regione soggetta a commissariamento"». Comincia così la requisitoria di Franco Caramanico contro gli atti conseguenti al «Programma operativo 2010» della subcommissaria Giovanna Baraldi. Il consigliere regionale del Pd, già assessore nella giunta Del Turco, estende poi l'incompatibilità di Chiodi dal piano formale a quello sostanziale, facendo notare che «ci sono tre sentenze del Tar che già hanno bocciato delibere del commissario Chiodi adottate nel 2009 sul piano di rientro dal deficit, sentenze motivate da "difetto di partecipazione", e perfino un consigliere del Pdl, Daniele Toto, ha segnalato in una interrogazione due sentenze del Tribunale amministrativo regionale che annullavano le tre delibere del commissario Chiodi e un'altra della giunta regionale. E' il segno tangibile», osserva Caramanico, «che la politica regionale della sanità commissariata viene fatta a colpi di decisioni che non tengono conto delle leggi vigenti, per esempio in materia di appropriatezza dei ricoveri e di riordino della rete ospedaliera. Ma soprattutto», annota l'esponente Pd, «senza riferimenti allo stesso Piano sanitario regionale 2008-2010 (licenziato dalla giunta di centrosinistra, ndc), una legge tuttora vigente e peraltro legata a doppio filo al piano di rientro che ha funzionato talmente bene da aver allontanato lo spettro della miseria dalla sanità abruzzese, che con quel Piano aveva reintegrato i piccoli ospedali nella rete in chiave di "ospedali di territorio" ridimensionando nel contempo la sanità privata che oggi invece vive con Chiodi una inattesa e illogica primavera, l'ultimo regalo è una elargizione di 20 milioni di euro, aggravando peraltro la concentrazione dei posti letto per la maggior parte nella fascia costiera con un picco inaudito, circa il 50%, nell'area metropolitana. Ignorando fra l'altro», è l'osservazione documentata, «che il "Programma operativo", basato per lo più su dati falsi, dovrebbe rappresentare per l'Abruzzo il piano di sviluppo per perseguire l'obiettivo dell'equità e quindi la garanzia per i cittadini di maggiore omogeneità rispetto all'accesso", e per giunta la chiusura dei piccoli ospedali non tiene conto del dettato della Costituzione in tema di diritto alla salute mentre una legge nazionale, l'accordo Stato-regioni del 2003, prevede la possibilità di aumentare i posti letto del 5 per cento per le aree demograficamente svantaggiate, cioè quelle su cui insistono gli ospedali designti da Chiodi alla chiusura con le sue delibere 44 e 45 di inizio agosto»

