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Passioni da “supereroi”: la fotografia di Mattia Colasante

La nostra rubrica del giovedì

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Un percorso di vita fatto di istantanee.

Ecco ciò che ci permette di tracciare Mattia, con questa “intervista fotografica”.

 

Mettendo a fuoco il passato, ecco che diventa nitida la prima vera fotografia.

 

“L'ho scattata nell'agosto 2011, a Budapest. Si tratta di una delle mie primissime “foto sperimentali” in notturna, che riflette perfettamente quello stile fatto di luci e scie, che diventerà il marchio di fabbrica delle mie foto, insieme con la loro totale originalità.

Non le modifico, ma le lascio così, in tutta la loro naturale bellezza.

In quel lontano 2011, ero sul balcone di una stanza d'albergo e...ho scattato.”

 

Le fotografie vengono fuori da momenti e situazioni particolari. Non hanno bisogno di una fonte d'ispirazione per essere scattate.

 

“Preferisco rifarmi ai canoni dei fotografi “classici”, quelli che hanno fatto la storia. In particolare, quando scatto fotografie di strada mi rifaccio a Cartier-Bresson.

Se mi colpisce qualche particolare mentre mi guardo intorno, mi isolo dal resto del mondo e scatto. I miei soggetti preferiti sono i particolari, dettagli “inanimati”, perché con le fotografie cerco di renderli animati, di catturare la loro essenza in uno scatto.”

 

E se si chiedesse di “chiudere l'obiettivo” e racchiudervi dentro una sola parola?

 

“La fotografia in una parola? È tutto. È la vita. Attraverso le fotografie che scatto cerco di ricordare qualcosa o comunque di raccontare episodi che ho vissuto in prima persona. È un'emozione indescrivibile: senza la fotografia mi sentirei cieco. È come se mi mancasse qualcosa di fondamentale. Non posso farne a meno.”

 

Una passione che diventa qualcosa di più. Le sue creazioni sono vere e proprie creature viventi, che parlano e comunicano da sé.

 

“Essendo tutte delle mie creazioni, considero le fotografie che ho scattato come delle “figlie”, rappresentative allo stesso modo. Se dovessi scegliere, però, ce ne sono un paio che preferisco.

Una l'ho scattata a Venezia, a Piazza San Marco, nel tardo pomeriggio, lo scorso novembre.

L'altra dal balcone di casa mia, a Macerata, lo scorso ottobre: si vedono le scie delle macchine. Quest'ultima, in particolare, ha richiesto un impegno davvero grande.”

 

Perché sono così significative? Tra tutti i buoni motivi per considerarle tali, ce n'è uno davvero speciale: hanno permesso a Mattia di “regalarsi” una grandissima soddisfazione. Un fantastico 30 e lode, proprio all'esame di fotografia.

 

E ora...gli chiediamo solo un'ultima foto per noi.

 

“Ho passato tanti modelli belli. Se dovessi scattare una fotografia al mio passato, sarebbe una “panoramica” di tutto il mio percorso a Roma. Un anno particolare, ricco di esperienze che mi hanno reso maturo e indipendente, che mi hanno insegnato come affrontare la vita facendo affidamento solo su me stesso.

Quel periodo mi ha reso migliore. Gli scatterei proprio una bella foto.”

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