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Ospedale di Guardiagrele. Nota di Gianna Di Crescenzo, consigliere comunale PD

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“Nell’annoso e delicato dibattito sulla sanità, regionale e guardiese, una cosa è certa: le tante azioni giudiziarie che nel tempo si sono susseguite a difesa dei vari presidi, hanno fatto sì che venissero rallentate, a volte addirittura fermate, scelte frettolose che il centrodestra voleva imporre senza nessuna forma di condivisione o partecipazione, né con gli amministratori né, tantomeno, con i cittadini e che hanno lasciato solo macerie e vuoti assistenziali. Ma arriva un momento in cui la giustizia, da sola, non può più porre rimedio a situazioni critiche e in bilico e allora deve intervenire la politica a gestire i processi e a fare delle scelte. Nel caso specifico del presidio di Guardiagrele, alcuni ricorsi sono giunti a termine, non sempre con esito positivo per i proponenti, altri lo saranno nel breve e medio periodo e ciò impone una riflessione su come procedere lungo questa strada. Una pesante spada di Damocle, infatti, pende sul nostro presidio: la passata programmazione sanitaria fatta dal centrodestra prevedeva per Guardiagrele un numero di posti letto pari a zero. Al momento la situazione è ancora tale, dato il rifiuto delle forze politiche guardiesi di inserire l’ospedale in un piano di riconversione. Questo perché, in piena campagna elettorale per le comunali, c’è chi ritiene che sia più “redditizio”, in termini di consenso, parlare alla pancia piuttosto che alla testa della gente. Se quindi una sentenza negativa arrivasse ora, verrebbe applicata la programmazione di cui sopra, l’unica vigente al momento, e a Guardiagrele non rimarrebbe che il solo distretto sanitario di base. Ovviamente nessuno spera in epiloghi giudiziari simili, ma la sfera di cristallo non l’abbiamo. C’è poi da aggiungere che in questi anni, anche se poco alla volta, è stato continuamente tolto qualcosa al presidio e mai dato, e il servizio sanitario è stato assicurato dall’ottima professionalità degli operatori, dalla loro buona volontà, da una mole di lavoro in continuo aumento e da assunzioni di responsabilità che, spesso, competevano ad altri ma di cui in tanti si sono fatti carico per assicurare assistenza a tutti. Ora ci sono una Regione e una ASL che sono pronte e disponibili a dialogare, che hanno una proposta di cui vogliono discutere, che nonostante i limiti sempre più pesanti imposti dal governo centrale sono disposte e a concedere a Guardiagrele tutto quanto è in loro potere e consentito dalla legge, e probabilmente una discussione in tal senso andrebbe intavolata, magari con quella “commissione comunale per la tutela dell’ospedale” proposta dall’opposizione anni fa, convocata solo due volte e che l’amministrazione Salvi non ha mai voluto ufficializzare. L’attuale disegno regionale su cui i guardiesi potrebbero ragionare prevede una Casa della Salute che prevede 20 posti letto, fermo restando il distretto sanitario di base e la rete di emergenza-urgenza. La Casa della Salute è così declinata: assistenza primaria garantita da Aggregazioni di Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta; continuità assistenziale, ovvero “guardia medica” a copertura delle ore notturne e dei giorni festivi; specialistica ambulatoriale; diagnostica strumentale di base (radiologia e punto prelievi); ambulatorio infermieristico; servizio di assistenza Domiciliare Integrata (ADI); punto unico di accesso, dedicato sia all’accoglienza e all’orientamento dell’utenza sia alla valutazione/risoluzione dei casi trattati attraverso il collegamento operativo continuo con le unità di valutazione multidimensionale distrettuali; emergenza territoriale 118, ovvero presenza postazione 118 a copertura h24; funzione di accettazione CUP. All’interno della Casa della Salute è possibile prevedere anche l’attivazione di una Unità di Degenza di tipo infermieristico con posti letto territoriali extra ospedalieri, nei quali accogliere pazienti dimissibili dall’ospedale per acuti ma non adeguatamente assistibili a domicilio per la complessità clinico-assistenziale richiesta o per ragioni di tipo sociale, nel caso in cui la famiglia o la struttura sociale non riescono ad assistere adeguatamente il paziente; pazienti con patologie tali da non poter essere adeguatamente assistiti in Assistenza domiciliare o pazienti che necessitano di un PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) specifico. È possibile prevedere l’attivazione di ulteriori moduli, quali il Centro di distribuzione farmaci, attività fisiche e “ricreative” per anziani e/o cronici nonché centri con funzione a “valenza sociali” come volontariato, centri ricreativi per disabili, centri contro la violenza sulle donne, centri contro le dipendenze collegati al SERT. A questo si aggiungono 80 posti letto di cui 20 di residenza riabilitativa psichiatrica post-acuzie, 20 di riabilitazione psichiatrica, 20 di residenza protetta disabili e 20 di residenza anziani. È molto? È poco? È ciò che serve a Guardiagrele? È sicuramente un punto di partenza, qualcosa di reale rispetto alla dicitura “zero posti letto” di solo un anno fa. Sicuramente è tanto se si guarda alle continue restrizioni imposte dal Ministero della Salute e dell’Economia, da parametri nazionali sempre più rigidi e da un incerto avvenire per il titolo V della Costituzione. Di sicuro dalla Regione e dalla Asl bisogna esigere tempi e risorse certe, ma rimanere fermi, a volte, comporta molti più rischi che andare avanti”.

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