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Percorso storico-dolciario: Guardiagrele e zone limitrofe

La nostra terra tra storia e gastronomia

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Porta San Giovanni. Ingresso in un borgo che racchiude un'enorme quantità di storia, storia anche culinaria: la nostra Guardiagrele.
Ma tralasciare il percorso compiuto per giungervi e le bellissime località  in cui ci si imbatte sarebbe un peccato. Occorre fare un passo indietro.

Tra Chieti e Guardiagrele il paesaggio offre il particolarissimo fenomeno dei calanchi, effetti erosivi sulle colline, fascinosi e suggestivi.

Proseguendo il cammino, dopo alcuni chilometri si incontra Fara Filiorum Petri, di origini probabilmente longobarde, come testimoniato dalla parola “Fara”, che indicava la più piccola unità amministrativa.
Il vanto, dal punto di vista dolciario, è rappresentato dal “serpentone”, denominato localmente lu serpendone, preparato anticamente in coincidenza con la macellazione del maiale, poiché per la farcitura veniva impiegato il sanguinaccio.
Oggi, la preparazione coincide con la festa di Sant'Antonio, il 17 gennaio. La pasta frolla è farcita con marmellata d'uva, mandorle, buccia di agrumi, mosto cotto,cioccolato e noci.
Si tratta di una sorta di “suggello” gastronomico applicato alla festa delle farchie, ricorrenza particolarmente importante per i faresi e gli abruzzesi tutti, festività a metà tra il sacro e il profano.

Per gli amanti della montagna, merita una visita Pretoro, paesino quasi incastonato nella Majella, come un pregiato diamante da preservare per le sue bellezze naturali.
Ci si può anche dirigere verso Rapino, noto per la bellissime ceramiche e la vista panoramica particolarmente interessante. Noto anche per le sue neole, i cavalli, le pupe e i cuori di pasta mandorla, tipici anche in tutta la provincia e reinterpretati con aggiunte diverse, distintive e peculiari. La differenza la fa la decorazione: gli splendidi disegni sembrano filigrana.

Riprendendo il “viaggio”, dopo alcuni chilometri, si incontra il bivio per San Martino sulla Marrucina, piccolo borgo medioevale, con strepitosa vista sulla Majella.
Buttando, poi, un'occhiata sulle numerose colture presenti, viti e olivi soprattutto, si arriva, dopo un altro tratto di strada, alla nostra Guardiagrele.

La sua esistenza risale al II secolo d.C. e il suo baluardo è rappresentato dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore, costruita in pietra, che mostra la sua facciata gotica, destando ammirazione e piacevole stupore negli occhi dei passanti, ignari dello spettacolo che si apprestano a visionare.

Come non menzionare anche il gioiello dolciario che vanta il nostro borgo, unico e inimitabile: i tre monti, il nostro dolce-simbolo, con i suoi tre ciuffi di pan di Spagna farciti con crema pasticcera e, negli ultimi tempi, arricchiti e innovati anche con crema al cioccolato, per non deludere i palati più golosi ed esigenti.
L'interpretazione del nome è data da due diverse “scuole di pensiero”: una lo fa coincidere con l'intuizione del suo ideatore, Giuseppe Palmerio, che lo accomunò alle tre vette della Majella che sovrastano la nostra cittadina. Dello stesso autore ricordiamo, inoltre, il particolare torrone, gustoso e croccante, fatto con mandorle intere e tostate, unite a zucchero, canditi e cannella.
L'altra “scuola di pensiero” ritiene il dolce già prodotto in epoca più antica dall'Ordine delle Clarisse. Il nome sarebbe, perciò, da attribuire alle suore e risulterebbe "sise delle monache".

Il “mistero” resta tuttora irrisolto.
Non c'è alcun dubbio, però, riguardo la forma, la consistenza, il sapore.
Assaggiando questo gioiellino è possibile persino toccare un angolo di paradiso.

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