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Il futuro dipende da noi: teoria e pratica di sviluppo sostenibile

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A partire dagli anni 70, per rispondere alla paura globale scaturita dalla crisi petrolifera e dall’austerity che ne era conseguita, è andato sviluppandosi il concetto di Sviluppo Sostenibile, un’ idea di sviluppo che mira a minimizzare l’impatto sull’ambiente che ci circonda e ad utilizzare le risorse in un modo molto più equo e razionale. Insomma, per dirla con Herman Daly, “... svilupparsi mantenendosi entro la capacità di carico degli ecosistemi”. Tale processo lega in un rapporto di interdipendenza, la tutela e la valorizzazione delle ricchezze naturali alla dimensione economica, sociale ed istituzionale, al fine di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni, evitando di compromettere la capacità delle future di soddisfare i propri. In questo senso la sostenibilità dello sviluppo è incompatibile in primo luogo con il degrado e dapauperamento del patrimonio terrestre ma anche con la violazione della dignità e della libertà umana, con la povertà ed il declino economico, con il mancato riconoscimento dei diritti e delle pari opportunità. Nel Mondo di oggi, devastato da sempre crescenti criticità di natura ecosistemica, economica e sociale, appare sicuramente auspicabile una più matura consapevolezza verso la salvaguardia dell’ambiente e l’uso equilibrato delle sue risorse.


In questa direzione mirano gli accordi ratificati dalle più importanti potenze economiche (tranne Usa) prima a Kyoto nel 1997 e poi più di recente a Doha, che prescrivono ai vari governi l'obbligo di ridurre le emissioni di elementi di inquinamento (gas serra), in una misura non inferiore al 8% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 (anno di riferimento) entro il 2020. Anno nel quale teoricamente dovrebbe entrare in azione il nuovo accordo globale legalmente vincolante per ridurre le emissioni di gas serra e favorire i meccanismi di adattamento del pianeta al cambiamento climatico.
Questi nuovi indirizzi globali verso la sostenibilità ambientale hanno accellerato lo sviluppo di vari settori legati alla Green Economy, come la diffusione capillare delle energie rinnovabili, la rapida ascesa nelle più svariate forme della mobilità sostenibile (bike, car sharing, mobilità elettrica ecc.), una più attenta gestione del mercato dei rifiuti e il ritorno in auge di idee e pratiche di sviluppo economico-ambientale legato al rispetto totale dei ritmi naturali come la permacultura.


Il caso della pemacultura, di questo sistema di progettazione teso alla sostenibilità e all’autosufficienza di piante, orti, terreni e infrastrutture da fattoria, pare essere emblematico rispetto ai temi dello sviluppo sostenibile affrontati sopra e celebrati negli ormai noti accordi di Kyoto. Infatti essa, attraverso un approccio sistemico alla realtà, studia le relazioni tra i vari elementi che la compongono valorizzandone le peculiarità e mirando a creare dei sistemi di massima efficienza e minimo impatto ambientale. Un’agricoltura in armonia con la natura stessa, che non utilizza tecnologie e non produce inquinamento.
I nostri governanti (governi nazionali, Regioni , Comuni ecc.) hanno la possibilità e l’obbligo di impegnare le proprie scelte verso queste forme di sviluppo che mirano ad un benessere diffuso non solo per un più o meno immediato ritorno economico nella società, ma soprattutto per un miglioramento necessario e un rispetto dovuto verso l’ambiente di cui potranno godere soprattutto le nostre future generazioni.

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