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LA PERSONA, IL POPOLO E LA LIBERTÀ

I temi dibattuti con Gaetano Quagliarello e il futuro dell'Abruzzo

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È stato presentato ieri al Palazzo degli Studi di C.so Trento e Trieste a Lanciano il libro “La persona il popolo e la libertà” di Gaetano Quagliarello, vicepresidente vicario dei senatori Pdl. Durante la breve conferenza stampa indetta preliminarmente sono state rivolte all'Onorevole alcune domande strettamente finalizzate ad inquadrare il nostro contesto regionale. Rassicuranti le prospettive future intraviste da Quagliarello, il quale ritiene che, nonostante la crisi nella quale versa l'intero paese, i dati in Abruzzo si stanno invertendo preannunciando una ripresa. Secondo la sua ottica «le cose in Abruzzo sono profondamente mutate» ma bisogna espellere in maniera definitiva il residuo della passata stagione. È per questo che «il Pdl in Abruzzo deve resistere». L'attenzione viene poi spostata su uno dei temi principi affrontati nel libro: la fine della politica ideologica e intellettuale. Oggi la politica è divenuta molto più pragmatica, deve confrontarsi con tematiche che un tempo non rientravano nella sua agenda come, ad esempio, la scuola, l'università, la giustizia, l'economia, la scienza, le tecnologie, l'immigrazione ecc. L'obbiettivo è quello di avvicinarsi ai cittadini e alle loro esigenze. Un rilancio della politica che si traduce immediatamente in una proposta per il centro destra. Ad aprire la presentazione l'Onorevole Antonio Tancredi, presidente dell'associazione Magna Carta Abruzzo, che accoglie una sala gremita da un pubblico numeroso. Riconosce a Quagliarello il merito di aver anticipato alcuni fenomeni attuali, riferendosi in particolare agli scontri che si stanno verificando in questi giorni, nati in seno alla riforma universitaria. «Creiamo un cortile dei gentili», Tancredi richiama una citazione contenuta ne “La persona il popolo e la libertà” per sottolineare l'invito di Quagliarello a recuperare un dialogo, uno scambio di idee tra partiti, religioni, ideologie, un confronto che è alla base della nostra Costituzione. La parola passa poi a Roberto Rossetti, vicedirettore del TG1, che riassume brevemente il contenuto delle pagine del libro, facendo una summa dei principi in esso contenuti:«Gaetano ha la capacità di riunire in sé tre personalità che sono laica, liberale e cattolica e di far comprendere il lavoro svolto in senato». Con le domande rivolte all'autore si ripercorrono i fili intessuti ne “La persona il popolo e la libertà”. Gli viene innanzitutto chiesto di tracciare il profilo di due opposte personalità: quella conservatrice e quella progressista. «La differenza tra conservatori e progressisti è entrata in crisi con la fine del secolo delle ideologie» dice Quagliarello. «Oggi i conservatori sono quelli che non vogliono perdere il contatto con la loro storia e la loro tradizione. I progressisti sono quelli che pensano che l'identità nasca da leggi che creano uno spazio per l'autodeterminazione della persona. Per alcuni l'identità guarda al passato, per altri è proiettata verso il futuro, eliminando le origini. Credo che questa sia un'illusione per questo non ho paura a definirmi un conservatore». La data dell'11 settembre sancisce secondo Quagliarello il cambio del “conflitto politico”. La domanda è questa: come mai si parla di “conflitto” e non di “scenario politico”? La risposta risiede nel fatto che con la morte del comunismo e la caduta dell'Unione Sovietica il mondo musulmano si è riunito per combattere contro un nemico comune: l'Occidente e gli Stati Uniti. Il dato positivo individuato dal vicepresidente del Pdl è quest'evento «ha portato l'Occidente a confrontarsi con sé stesso, la propria storia e ha fatto rinascere un orgoglio». «È la base migliore per l'interpretazione degli altri» poiché riflette: «Per confrontarsi è necessario che ci si conosca e non ci si disprezzi». Anche in merito al caso Englaro si chiede a Quagliarello di pronunciare un parere sulla vicenda. Questa volta il baricentro si sposta dai principi conservatori a quelli più propriamente liberali: «un'esasperazione della libertà che finisce per negare sé stessa» afferma con un velo di tristezza. Quagliarello si sofferma sull'arbitrarietà delle presunte decisioni sulle quali è stato stabilito il destino della ragazza e insiste: «Le decisione dell'uomo cambiano specialmente quando avvengono cose solamente presunte. Parlo non da credente ma da liberale». Altro tema largamente dibattuto è quello che riguarda l'analisi della famiglia del terzo millennio. Queste le parole di Quagliarello a riguardo: «in gioco c'è una scelta di civiltà. Bisogna distinguere tra libertà personale e rispetto di un istituto che prevede di tutelare i più deboli. Questa famiglia così bistrattata da noi è invece un punto d'arrivo specialmente per le altre culture in senso di dignità profonda». Anche per ciò che concerne la giustizia intesa in senso odierno, l'onorevole spende alcuni giudizi, auspicando ad un ritorno alle radici della Costituzione e ad un ripristino dell'equilibrio tra giustizia e politica al fine di non creare un conflitto tra i due poteri. Cita in merito il Lodo Alfano che, a suo parere, nasce dall'interesse di evitare che la sovranità del popolo (che si manifesta eleggendo i propri rappresentanti) entri in conflitto con la giustizia. Le ultime battute vengono spese da Quagliarello per delineare un'analisi della nostra regione : «l'Abruzzo è lo specchio di ciò che sta succedendo oggi in Italia. Non si può avere crescita senza la stabilità dei fondi pubblici. Per scelte sbagliate fatte prima dell'avvento di questa giunta, l'Abruzzo ha speso molto più di quel che si poteva. Bisogna risanare i conti pubblici». La contingenza del Pdl in Abruzzo non esiste in nessun altra regione, l'impegno che deve assumersi è quello di portare avanti la rivoluzione che ha imboccato verso la strada del risanamento. «Questo è il momento di resistere perché presto verrà fuori su questi aspetti la novità».
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