In base a quanto dichiarato da alcuni rappresentanti istituzionali e da fonti governative, i tagli sugli enti potrebbero essere ancora più pesanti, prevedendo il rispetto di due requisiti obbligatori: l'estensione, fissata ad almeno 3 mila chilometri quadrati, e la popolazione, che dovrebbe essere di minimo 350-400 mila residenti.
Nessuna Provincia abruzzese rispetta contemporaneamente i due requisiti; sono fatte salve  solo le province nel cui territorio si trova il comune capoluogo di regione ossia nella nostra Regione solo L’Aquila.
Altri "paracadute" sono garantiti alle Province che confinano solo con enti di altre regioni o con le città metropolitane.

In precedenza, l'esecutivo Monti aveva previsto un'ulteriore condizione, quella del numero dei Comuni (almeno 50), circostanza che avrebbe consentito la sopravvivenza di Chieti, facendo nascere una sorta di scontro con Pescara dopo una battuta del presidente teatino, Enrico Di Giuseppantonio, che aveva detto: "Chieti sarà la capitale di Pescara".
Se l'indiscrezione dovesse trasformarsi in realtà, Di Giuseppantonio dovrà prepararsi a pagare con gli interessi l'imprevidente uscita.
Le uniche speranze per Chieti sono legate ai dieci giorni di tempo dall'approvazione del provvedimento che il Consiglio dei ministri si è dato per definire con esattezza i criteri.

Se entro quella data riuscirà a strappare condizioni più favorevoli, che al momento appare come un’illusione dato che Chieti è "larga" appena 2.588 chilometri quadrati, bene, altrimenti dovrà arrendersi ai tagli del premier, Mario Monti.