Sgualdrina, adultera, circe ammaliatrice: Evelina Cattermole, personaggio realmente esistito nell’Italia di fine ’800, rivive tra le righe di Brunella Schisa in Dopo ogni abbandono. Mangiatrice di uomini, dark lady, dalla vita costellata di scandali e, soprattutto, donna libera: inizia a lavorare come scrittrice e giornalista con lo pseudonimo di “Contessa Lara”. In una società dominata dai maschi, avrà la sua indipendenza e non dovrà render conto della sua vita né a suo padre, che l’ha cacciata di casa, né a suo marito che la allontanerà dopo un suo adulterio. Gli uomini si avvicinano a ella solo per portarla a letto, sanno che cederà perché nella sua natura, o per farsi mantenere. Odiata ed invidiata anche dalle donne stesse perché sa sedurre. «Un’anima furiosa sotto le spoglie di una seduttrice bionda» che, a quarantasette anni, riesce a far innamorare un ventitreenne. Un colpo di pistola dall’amante spegnerà la sua vita: «L’ho mantenuto per due anni e quando ha visto che avevo chiuso i cordoni della borsa ha cercato di ammazzarmi».
Il processo per il suo assassinio divise l’Italia in due: vittima o colpevole? Angelo o diavolo? Libera o sgualdrina? Secondo alcuni Evelina Cattermole era una donna libera ed indipendente, nel lavoro come nell’amore, una paladina dell’emancipazione e della libertà femminile. Per altri era solo una donnaccia, poco più di una prostituta, colpevole della sua fine.
Si affondano le radici nella nostra storia e nell’evoluzione del nostro costume, sono passati centoquaranta anni e cosa è cambiato? Donne che continuano a vivere in un mondo maschilista, accusate di femminismo solo perché da anni combattono per i loro diritti, per non essere considerate inferiori. Sono cambiate ben poche cose da quella Italia che aveva appena raggiunto l’Unità e che ha voglia di libertà. Uniche cose certe erano il corso della giustizia ed il diritto ad un lavoro. L’assassino-amante verrà processato e condannato. La Contessa Lara scrisse a tutte le testate giornalistiche e da tutte ottenne risposta, potrà dare inizio alla sua emancipazione e vivere del suo lavoro, non dovendo ricorrere a mercificare il proprio corpo solo per pagare l’affitto ed arrivare a fine mese.
Karima El Mahroug, meglio conosciuta come Ruby, nata in Marocco a Fkih ben Salah, scappa di casa a dodici anni per sfuggire ad un padre che la voleva sposa di un quarantanovenne che non amava. Porta sul corpo i segni delle sue violenze, ben nascosti dai capelli gli effetti dell’acido che questo maschio padre le ha buttato addosso. Escort, ladra, sgualdrina che farà anche la cameriera, le pulizie e il volantinaggio. Salvata da settemila euro in contanti regalatigli dal Premier in una busta bianca e da altri regali che forse ignoriamo. Lo stesso maschio che regala per San Valentino a tutte le presenti a cena la stessa collana con un cuore di diamanti e
che afferma in conferenza stampa a Bruxelles:
«Sono orgoglioso del mio stile di vita. Sono una persona giocosa, ogni tanto sento il bisogno di una serata distensiva come terapia mentale per pulire il cervello da tutte le preoccupazioni. Nessuno alla mia età mi farà cambiare stile di vita del quale vado orgoglioso».
Il misterioso destino di ogni donna, l’ombra del destino di ogni donna. Condannate all’inferno o al paradiso, giudicate dalle stesse donne, sfruttate da un mondo maschilista che apprezza le loro prestazioni e non i loro discorsi, i loro seni e non la loro anima, che non offre amore ma denaro.
La Contessa Lara aggiunge:
«Voi uomini siete sempre pronti a giudicare. Per me l’amore non ha né fede, né legge, né responsabilità. E nemmeno doveri. È splendido e assurdo perché basta a sè stesso, non deve render conto a nessuno. Fedeltà o tradimento, innocenza o colpa, generosità o infamia, tutto ha lo stesso valore. E per questo adesso muoio».