Franco Zeffirelli fa dire alla sua Jane Eyre, personaggio dell’omonimo film tratto dal romanzo di C.Brontë, “ricordati che le ombre non sono meno importanti della luce”.
Probabilmente è la frase meno in vista di tutto il film, è essa stessa un’ombra, darle importanza vuol dire assorbirne il senso; utilizzarla per raccontare una storia, quella di una diciottenne, può invece sembrare del tutto fuori luogo ma in questo caso non è così.
L’adolescenza si può vivere in molti modi; c’è chi sceglie la luce, anche solo quella del computer, per palesare a chiunque stati d’animo, scelte, rinunce e promesse, c’è chi invece sceglie le ombre, decide di fare un passo indietro, di osservare anziché essere osservato, di lavorarci con quelle ombre, catturandole su un foglio e fermandole con una penna.
La storia che vogliamo presentare va quindi sussurrata, i riflettori vanno spenti, solo al buio si riflette davvero.
Fermare le ombre con una penna, si può fare in due modi: scrivendo o disegnando; Luisa Di Sciascio ha scelto di farlo in entrambi i modi ottenendo consensi importanti.