Non immaginare le solite case, le campane di Santa Maria Maggiore e qualche passante. E’ autunno fuori e dentro le persone, è il secondo anno di guerra ed è una data di nascita.
Nascere tra le morti, aprire gli occhi in uno scenario diverso, crescere e costruirsi una vita insieme alle case, alle campane e ai passanti che una vita ce l’avevano, ma se la sono dovuta ricostruire di nuovo, dalle macerie delle pareti e da qualche impalcatura che infondo gli somigliava anche un po’. Scheletrici e reduci, crescono con te.
Se compi nove anni,nel 1926, sei già grande perché il periodo non ti permette di sentirti piccolo, sono anni di regime, di adunate, di parate militari imponenti. Dalla finestra del vicino puoi sbirciare qualche immagine dalla televisione; potrebbero per esempio piacerti le bande, i tamburi , i tromboni e un uomo senza strumento ma con una bacchetta, quello che la banda la dirige, la tiene insieme, la fa avanzare. Potrebbe, per esempio, piacerti essere proprio quell’uomo, dirigere un esercito di strumenti, una parata musicale, forse dovresti studiare il pianoforte.
A Guardiagrele, a nove anni, Donato Ricci prende lezioni di pianoforte, a dodici di tromba.
La musica, certo, gli piace, ma se vuoi dirigere un esercito di strumenti non puoi restare in un paesino.
A Pescara c’è il Liceo Musicale, potresti spingere il tuo cuore verso il mare, verso materie dai nomi difficili e un po’ lunghi: composizione, strumentazione, composizione corale e polifonica.
Donato Ricci , si diploma al “Luisa d’Annunzio” di Pescara, al Conservatorio di musica S. Pietro a Maiella di Napoli consegue il diploma di magistero in composizione e strumentazione per banda e a Roma, al Conservatorio di Santa Cecilia, il diploma di composizione di musica corale e polifonica.
Ora è davvero grande, non come quando aveva nove anni, negli occhi ha molte città e una banda la può dirigere davvero, un esercito di strumenti nel vero senso della parola perché c’è di nuovo la guerra e arruolarsi è d’obbligo.
Le passioni a volte ti possono salvare, non sai perché te le scegli, possono importele, puoi imporle tu al resto del mondo, ma spesso finisce che ti rendono il favore di tutti quegli sforzi che hai fatto per loro.
Così Donato Ricci durante il lungo periodo militare non combatte ma dirige la Banda del 26° Regg. Genio e la Banda Presidiaria Albanese; rientrato in patria, dirige la banda del 9° Regg. Genio. Altri mari, altre città, inizia il dopoguerra, tempo di impieghi duraturi, basta con i militari è tempo di musicisti e paesi familiari.
Dirige le Orchestre Sinfoniche di Chieti e Lanciano, la Banda Municipale di Naro (Ag) e quella di Ripateatina , ottiene la cattedra di musica e canto corale nelle scuole medie, insegna.
Quando parli per la musica per molto tempo arriva il momento in cui desideri che anche la musica inizi a parlare per te.
Donato Ricci compone. Scrive musica di vario genere: classica, operettistica, corale, polifonica, contrappuntistica, marciabile, canzoni in lingua italiana ed in vernacolo, trascrizioni diverse per banda e orchestra; insomma forse non accorgendosene fa parlare la musica di tutti gli eventi che hanno abitato la sua vita.
Vince numerosi concorsi di musica, ormai è stabile a Guardiagrele da molto tempo, scrive un libro, “Canti della mia terra d’Abruzzo”, brani musicali su testi di poeti dialettali abruzzesi.
L’ottobre 1917, le prime lezioni di pianoforte, il liceo e la guerra, sono lontani.
Donato Ricci, nella sua “terra d’Abruzzo” ci muore. Ha ottantatre anni.
Si susseguono manifestazioni, omaggi, concerti, i soliti riti per esorcizzare la paura di dimenticare qualcuno.
Forse la cosa più bella è che se vivi o hai vissuto a Guardiagrele, che tu abbia quaranta o diciassette anni, ti ricorderai sicuramente delle feste dell’estate e della banda che in piazza, di sera, suonava su un palco, quello che per molti bambini era soltanto una strana giostra senza cavalli ma con un’orchestra dentro, un palchetto rotondo decorato di bianco, un po’ gabbia per uccelli un po’ carillon.
Se chiudi gli occhi e cerchi di ricordarti il suono di quelle sere d’estate e di quel bianco carillon, sappi che probabilmente a dirigerlo c’era il maestro Donato Ricci, quello del liceo a Pescara, dei diplomi al conservatorio, delle bande di militari.
Avere questo ricordo, anche se vago e sfumato è quanto di più bello si possa rendere alla sua storia.