Sulle montagne e tra le campagne, gruppi di uomini e donne. Volontà di riscatto dal fascismo e difesa dell’Italia dall’aggressione tedesca. Trecentomila uomini e donne, armati come potevano, per un’attività di guerriglia e sabotaggio. Donne attive che pagarono un alto contributo di sangue. Un muro umano chiamato “Resistenza italiana”. Loro chiamati i partigiani per la guerra patriottica che combattevano. Una guerra dal profumo di libertà. Dalle montagne alle fabbriche, agli scioperi operai che paralizzarono le città industriali del nord. Il loro canto un canto delle mondine delle risaie, canto di lavoro e di protesta. Si formarono repubbliche partigiane in alcune zone del Nord, liberate dall’occupazione nazifascista tra l’estate e l’autunno ’44. La Resistenza culminò nell’insurrezione generale, proclamata dal Comitato di liberazione nazionale per l’Alta Italia il 25 aprile ’45 e conclusasi con la liberazione delle principali città del Nord prima dell’arrivo delle forze alleate; la resa incondizionata dei tedeschi si ebbe il 29 aprile.
A lavorare laggiù in risaia, o bella ciao, bella ciao
Bella ciao ciao ciao! A lavorare laggiù in risaia
Sotto il sol che picchia giù!
Probabilmente nel testo originale l’espressione “Bella ciao” indicherebbe la giovinezza persa ed il suo sfiorire nel lavoro. Oggi è molto diffusa tra i movimenti di Resistenza in tutto il mondo, dove è stata portata da militanti italiani. Ad esempio è cantata da molte comunità zapatiste in Chiapas, naturalmente eseguita in lingua spagnola. A Cuba è cantata nei campeggi dei Pionieri, mettendo la parola “guerrillero” al posto della parola “partigiano“. È conosciuta e tradotta anche in cinese.