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Wikicrazia e “we-gov”, la democrazia passa dal web

Alcuni la definiscono una vera e propria rivoluzione fatta di petizioni, consigli e tweet; c’è chi prevede istituzioni più efficienti entro il 2020

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A livello accademico è stato definito “Open government”, “governo aperto”, si tratta di un nuovo concetto di Governance, basato su modelli, strumenti e tecnologie che consentono alle amministrazioni di essere aperte, trasparenti e accessibili ai cittadini. Si tratta di un sistema di gestione delle politiche che tenta di sfruttare al meglio le potenzialità di internet e di arrivare alla gente attraverso “nuove piazze virtuali”. Il quotidiano “La Repubblica” ha richiamato l’attenzione sulla questione attraverso una dettagliata inchiesta sulle nuove forme di partecipazione alla “Cosa Pubblica”, stimolando riflessioni sul tanto discusso potere della rete e sul suo ricco corredo lessicale. Il “popolo di internet”, ha salutato con entusiasmo una nuova forma di democrazia, definita appunto “Wikicrazia”, che prende spunto dai successi dell’Open government. Il creatore della fortunata espressione è Alberto Cottica, ex musicista dei Modena City Ramblers, che oggi si occupa di politica, partecipazione e temi sociali presso il Consiglio d’Europa; il composto “Wikicrazia” mette insieme due dimensioni: la libera condivisione e il potere. Il primo elemento della parola,“Wiki”, preso in prestito dall’hawaiano (“wiki wiki” «rapido, veloce»), indica, nel linguaggio del web, siti o collezioni di collegamenti ipertestuali sviluppati e aggiornati attraverso la collaborazione di tutti coloro che vi hanno accesso; l’esempio più noto è “Wikipedia”, l’enciclopedia libera on line). Il secondo elemento è invece il suffissoide, noto e diffuso, “-crazia”, dal verbo greco κραίνω, (kraínô) « comandare, governare» ; secondo questa impostazione dunque si tratta di una democrazia potenziata dagli strumenti collaborativi e dalla intelligenza collettiva. “L’e-gov” , altro neologismo che indica il sistema digitalizzato della pubblica amministrazione, diventa quindi “we-gov”: i cittadini (“we”«noi») diventano co-creatori e parte attiva delle politiche pubbliche. Non è un caso che Barak Obama, l’ideatore del “we can” («noi possiamo»), sia stato considerato il primo Presidente wiki quando, da neo-eletto, invitò i cittadini americani a contribuire con le proprie risorse creative. Il “we-gov”, aggiunge una “W” e cambia radicalmente la prospettiva della Governance, a ribadire che insieme si può fare di più e meglio. Un fenomeno che parte dal basso - raccogliendo i fermenti, le tendenze, le idee, diffusi e resi popolari dal mezzo internet - e punta in alto. Pionieri in Italia i romani di OpenPolis che dal 2008 mettono on line tutti i dati delle attività parlamentari, mentre le nuove frontiere della politica partecipata passano sui social network nei quali si richiede il parere e la collaborazione dei cittadini come ad esempio Epart, sito contro i disservizi o Docorourbano, sito che raccoglie segnalazioni su rifiuti e affissioni. Inoltre tra qualche giorno sarà disponibile Apps4italy, un sito che metterà a disposizione applicazioni socialmente utili. Anche se, il 20 settembre, al varo ufficiale della Open Government Partnership (alleanza per la costituzione di un network di Paesi fra i quali Usa, Gran Bretagna e Brasile) l’Italia non ci sarà, le premesse fanno pensare che vorrebbe esserci. Tuttavia rimangono aperti grossi interrogativi sugli effetti reali dell’euforia democratica on line, in primis per la difficoltà di sviluppare una rete efficiente sul territorio: ancora troppo indietro sulla banda larga, ancora troppo alti i costi di gestione. In seconda battuta rimane un residuo di scetticismo sulla possibilità di definire democrazia il commento libero e volatile in rete. Ma questo è un altro discorso.

Fonti

Riccardo Luna, “Nel paese di Wikicrazia dove nasce la bella politica”, “La Repubblica”, 09/09/2011 Sito italiano per le applicazioni socialmente utili, www.appsforitaly.org Sito della Open Government Partnership, www.opengovernmentpartnership.org
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