Nessuna metafora, questa volta la “discesa in campo”, quella nei verdi campi da gioco, tanto amati dagli italiani, non c’è stata. Colpa della manovra aggiuntiva, del dibattito che ha scatenato, del tanto chiacchierato “contributo di solidarietà” e delle annose dispute fra club e professionisti del pallone.
I media, specie nell’ultima settimana, si sono rincorsi in analisi e interviste; un lungo strascico di polemiche e un nutrito bagaglio lessicale: “casta di viziati”, “contratto ponte”, “contributo di solidarietà”. Alcuni, colpiti nell’intimo legame con la prima di campionato, o al contrario, stufi di un dibattito dai contorni poco chiari, puntano il dito contro la nuova “casta”.
Il primo a parlare di categoria protetta e viziata è l’on. Calderoli, Ministro per la semplificazione, che nel suo stile grossolano ha dichiarato: «Se dovessero continuare a minacciare scioperi o ritorsioni proporrò che, come ai politici, anche ai calciatori venga raddoppiata l’aliquota del contributo di solidarietà» - e aggiunge - «Se c’è qualcuno che dovrebbe pagare il contributo di solidarietà sono proprio i calciatori, che rappresentano la casta dei viziati».
Il consigliere dell’Assocalciatori, Leo Grosso, respinge al mittente la definizione di «viziati» e sulla questione del contributo di solidarietà rimanda ai termini contrattuali: «I calciatori sono lavoratori subordinati e devono rispettare le stesse regole; se nel contratto c’è scritto che i compensi sono calcolati al netto, il contributo va pagato dalla società; se invece sono calcolati al lordo spetta al giocatore».
Al contrario Galliani precisa che il “contributo di solidarietà” è cosa diversa dalla tassazione Irpef e va pagato dai calciatori.
Tra una dichiarazione e l’altra, lo sciopero c’è stato e ora il rischio è che la protesta si prolunghi a tempo indeterminato sparigliando le carte degli interessi calcistici e le attese dei tifosi.
A pochi minuti dall'ultimatum posto dal presidente della Figc, Giancarlo Abete, sono stati i club a dire no alla proposta di mediazione dell'Assocalciatori, che per bocca del presidente Aic, Damiano Tommaso, aveva lanciato l'idea di un "contratto-ponte" fino al giugno 2012 che rinviava i nodi aperti sul contratto collettivo.
Ma cosa significano i ritornelli mediatici “contributo di solidarietà” e “contratto ponte”?
I tributaristi spiegano che il “contributo di solidarietà” è un prelievo straordinario che viene chiesto per un fine ben preciso sulla base di criteri stabiliti di volta in volta, nel caso in questione il prelievo sarebbe giustificato dalla difficile situazione finanziaria italiana e fissato per i redditi sopra una soglia x, ancora suscettibile di modifiche e variazioni.
Il “contratto ponte”, proposto dall’ Aic (Associazione italiana calciatori), invece avrebbe rappresentato una soluzione per agevolare il passaggio alle nuove condizioni: Il contratto manteneva l'accordo sull'articolo 7 (quello relativo ai fuori rosa) raggiunto lo scorso maggio tra Beretta e Campana (i calciatori sotto contratto hanno il diritto di allenarsi con i club anche se "esclusi dal progetto", un punto su cui le società sono assai critiche) e rimandava invece il problema dell'articolo 4, con la tassa di solidarietà per i super-redditi, in attesa di sapere come verrà formulata la manovra-bis del governo
Tuttavia c’è anche chi mette in guardia dai falsi problemi che oscurano la reale portata della questione finanziaria italiana, indubbiamente più complessa di una disputa fra i signori del calcio e i suoi protagonisti.
Si rischia infatti - rincorrendo ora questa, ora quella categoria - di perdere di vista i nodi, troppo ingarbugliati della condizione economico-finanziaria italiana: l’eccessivo peso economico dell’apparato pubblico (a partire dai costi della politica: parlamentari e relativi privilegi, interi apparati comunali per poche centinaia di anime, province ridotte all’inutilità), la scarsa incisività nel controllo dell’evasione e la difficoltà nel recupero del non dichiarato.
Del resto non tutti i mali vengono per nuocere: forse con meno campionato avremo il tempo di riflettere anche su altro.