Un iter veloce, Quirinale-Senato-Camera, apprezzato anche dal presidente Napolitano, ha portato all’approvazione definitiva della Manovra Finanziaria 2011. La manovra economica, articolata e complessa, ha come obiettivo principale la riduzione del debito pubblico attraverso la lotta all’evasione fiscale e la riduzione della spesa pubblica. I provvedimenti di carattere fiscale, “lacrime e sangue”, per il peso che avranno sul costo della vita e dei servizi, richiamano l’attenzione soprattutto su ticket sanitario, pensioni, bolli.
Momenti di tensione per la messa in discussione degli esiti del Lodo Mondadori e liberalizzazioni delle professioni.
Nel rincorrersi delle opinioni a favore, contro e a favore-con-riserva, quel che resta, oltre le tasse, è il nome ingombrante dell’operazione: “maximanovra”.
“Maxi” tratto dal latino “maximus” è rientrato nell’italiano per il tramite dell’inglese; costituisce il primo elemento della parola che nella contemporaneità, specie in ambito giornalistico, ha dato origine a una lunga serie di parole composte che indicano ‘dimensioni fuori dalla norma’; si pensi ai noti “maxiprocesso”, “maxitruffa”, “maxioperazione” ecc.
La stampa nazionale, in particolare negli ultimi giorni, ha veicolato, attraverso il vocabolario utilizzato, un senso di “gigantismo” a suggerire che nulla della manovra ha dimensioni normali, per qualità e quantità: l’operazione è “maxi”, Tremonti non è un comune ministro ma un “superministro”, ‘di qualità superiore’ e l’intesa maggioranza-opposizione sulla manovra aprirebbe la strada al “governissimo”; del 12 luglio il titolo di punta del noto blog politico-satirico Dagospia: «Governissimo: prestissimo!»
A parte le cifre e il linguaggio gonfiato dai media, a ben vedere di straordinario c’è ben poco: si colpiscono i settori più sensibili e già minati da precedenti tagli, su tutti scuola e sanità, aumenta il peso fiscale, Tremonti non ha l’aria di un super eroe venuto a liberare i conti in rosso italiani dalla cattiva finanza e i tanto annunciati tagli ai costi della politica puntano al bluff.
Si toccano i piccoli privilegi delle pensioni d’oro superiori ai 90mila euro annui, per le quali sono previsti contributi di solidarietà dal 5- 10%, da versare fino al 2014, ma nessuna rivoluzione. I tagli ai costi della politica di fatto non si realizzeranno, perlomeno non nell’immediato.
Riduzione degli stipendi dei parlamentari e dei funzionari, riduzione delle spese per le auto blu, voli di Stato limitati a poche cariche della Repubblica e riduzione dei rimborsi elettorali: a partire dalla prossima Legislatura. La Manovra appena approvata, infatti, nel suo testo definitivo, non comprende i buoni propositi inizialmente manifestati, li posticipa in alcuni casi, in altri li annulla.
Esempio eclatante è quello dell’equiparazione delle attuali indennità parlamentari italiane a quelle dei 17 paesi dell’area euro, in realtà il provvedimento è stato azzerato nei risultati da due emendamenti proposti dal Pdl.
Il primo prevede l’adeguamento alla paga europea non dei 17 paesi ma solo dei primi sei, il secondo ottiene che l’adeguamento futuro verrà fatto sulla media rispetto al Pil, quindi sulla base della ricchezza degli stessi. In questo modo la riduzione dei costi della politica, ammesso che ci sarà, sarà comunque di entità lievissima, se non addirittura microscopica.
Più che certi invece i ticket di 10 euro in Basilicata, Sicilia, Lazio, Veneto, Calabria, Liguria e Lombardia (garantita l’autonomia di scelta regionale), nello specifico sarà di 10 euro sulle ricette per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e di 25 euro per i codici bianchi in pronto soccorso.
Aumenta il Superbollo per le vetture che superano i 225 kw, previsti rincari sul deposito titoli e IRAP ( Imposta Regionale sulle Attività Produttive) per le concessionarie dello Stato.
Tra un maxi, un super e un -issimo rimane l’impressione che sarebbe realmente straordinario riuscire a evitare i toni epici e lavorare per politiche vere, in grado di evitare la sempreverde tassazione senza speranza e senza servizi: la politica ha bisogno, su tutto, di costanza, buon senso e capacità di prospettiva, notoriamente nemiche della politica dell’emergenza, del sensazionalismo mediatico, come del lessico pompato.

