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Chi si loda, s’imbroda

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Sembrava che per un po’ la parola “lodo” ci avrebbe lasciato in pace ma dopo la recente sentenza della Corte d’Appello di Milano, che pone fine all’annosa “Guerra di Segrate”, è tornata sulle pagine della stampa nazionale nella sua veste più nota, quasi nostalgica.

La parola lodo presa in prestito dal linguaggio specialistico della giurisprudenza, attraverso i media, ha acquisito visibilità senza però acquistare chiarezza: per i non addetti ai lavori continua a essere una parola opaca, dal dubbio significato. Lodo, nel diritto processuale civile, significa ‘decisione degli arbitri’ quindi arbitrato; in termini generali l'arbitrato è un modo di risoluzione delle controversie in via privata, con il quale le parti si affidano alla decisione vincolante di un terzo da esse stesse scelto. Proprio in questi giorni è arrivata la sentenza della Corte di Appello di Milano a proposito del Lodo Mondadori, un episodio del più ampio scontro giudiziario-finanziario, definito Guerra di Segrate, fra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti, per il possesso della Arnoldo Mondadori Editore. La sentenza condanna la Fininvest dei Berlusconi a risarcire la Cir di De Benedetti per 540 milioni di euro circa, più spese e interessi. Per estensione, l'espressione Lodo Mondadori viene utilizzata anche per indicare tutta la successiva vicenda giudiziaria riguardante il pagamento di tangenti per ottenere un lodo favorevole alla Fininvest di Berlusconi. La sentenza arriva alla fine di una complessa vicenda che continua a imporsi all’intereresse dei media per la sua capacità di aprire un varco nelle vicende affaristiche e politiche degli ultimi ventanni. A metà degli anni 80 Silvio Berlusconi acquisisce quote sempre più consistenti della Mondadori, rimanendo tuttavia un socio di minoranza. Alla fine degli anni 80, alla morte di Arnoldo Mondadori, a contendersi la gustosa torta sono in tre: i Formenton (il defunto Mario Formenton era marito di Cristina Mondadori), la Cir, dell’amico di famiglia Carlo De Benedetti e la Fininvest di Silvio Berlusconi. Nel novembre 1989 la famiglia Formenton consente a Berlusconi la scalata alla presidenza della compagnia; De Benedetti protesta, forte dell'accordo scritto stabilito pochi mesi prima con i Formenton. La disputa non si risolve e si decide di ricorrere ad un lodo arbitrale. Il primo verdetto della risoluzione privata definisce valido l'accordo tra De Benedetti e i Formenton per cui le azioni Mondadori devono tornare alla CIR. A questo punto i Berlusconi e i Formenton impugnano il lodo arbitrale davanti alla Corte di Appello di Roma: Il tribunale stabilisce che una parte dei patti dell'accordo è in contrasto con la disciplina delle società per azioni, la sentenza annulla il precedente verdetto e consegna nuovamente le azioni della Mondadori in mano alla Fininvest. Il malcontento di alcuni giornalisti nei confronti del nuovo proprietario Berlusconi arriva a toccare le sfere più alte della politica; interviene infatti l’allora presidente del consiglio Andreotti con l’intercessione dell’amico ed editore Ciarrapico: la Repubblica, L'Espresso e alcuni quotidiani e periodici locali tornano alla CIR, mentre Panorama, Epoca e tutto il resto della Mondadori restano alla Fininvest. La vicenda sembrerebbe conclusa ma, nel 1995, in seguito ad alcune dichiarazioni, la magistratura inizia a indagare sull’attendibilità del verdetto di Roma. Emergono infatti relazioni fra i giudici responsabili e Cesare Previti, avvocato Fininvest: tira aria di tangenti. Il pool di Milano, che si occupa del caso, riesce a rintracciare dei sospetti movimenti di denaro dalla Fininvest ai conti esteri degli avvocati Fininvest e da questi al giudice Metta. Dopo un lungo iter giudiziario, che ha visto coinvolto anche Silvio Berlusconi, nel 2007 la Cassazione condanna Cesare Previti a un anno e sei mesi per corruzione giudiziaria, l’ormai ex giudice Metta, per corruzione, a due anni e otto mesi. La condanna in Cassazione del 2007 chiude la questione tangenti ma apre la questione sul risarcimento del danno economico per le conseguenze del Lodo Mondadori. Il cerchio si è chiuso il 9 luglio scorso quando la Corte d’Appello di Milano ha confermato la condanna al risarcimento da parte di Finivest dei danni economici, in seguito alla iniqua sentenza della Corte di Roma. Forse è il caso di chiedersi se non sia troppo riduttivo definire lodo tutta questa gran fiera…

Suggerimenti bibliografici

Piero Ottone, “La Guerra della Rosa”, Longanesi, Milano, 2009
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