Era davvero tanto tempo che non cadeva tutta questa neve con una sola volta. Guardiagrele si è svegliata, ieri, sotto 70 cm di neve, dopo aver passato quasi 24 ore senza luce. E questo ha significato non avere a disposizione gli abitudinari compagni di viaggio: tv, internet, play station, radio, e per chi aveva il cellulare scarico, nemmeno quello per poter comunicare. Le abitudini sono difficili da cambiare. Chissà, qualcuno avrà avuto anche crisi di astinenza da mancanza di tecnologia. Eppure, quel silenzio quasi surreale, non ci stava affatto male. Tutto ad un tratto sembrava di aver fatto un balzo all’indietro nel tempo, quando la vita delle persone era scandita davvero dallo scorrere delle ore: ci si svegliava quando era giorno, e si andava a dormire al calar del sole. Oggi, invece, si tende a vivere di notte, e a dormire di giorno. E a reputare questa, con tutta naturalezza, vita normale.
Chi di noi non si è chiesto durante quelle ore di silenzio forzato, dove la massima intensità di luce era data da una candela accesa o per i più fortunati dalla legna che ardeva nel caminetto, come passavano il tempo i nostri avi? Soprattutto durante i lunghi e rigidi inverni? Quasi sicuramente avevano qualcosa di cui oggi noi siamo abbastanza carenti: il rapporto umano, il dialogo face to face.
Il rapporto umano era la normalità, la telefonata un piccolo evento (pronto, casa Rossi? Sono Francesca, c’è Giovanni per piacere?), la lettera cartacea una possibilità non troppo remota. Ora il “mi piace” o il commento di Facebook è la normalità, la mail una richiesta di attenzione maggiore, la telefonata, se non annunciata, quasi sconfina nella scocciatura, la richiesta di incontro “reale” una quasi proposta intima. Come la dicitura fiscale “imposta di legge assolta”, un contatto su Fb assolve amici o presunti tali, parenti e quant’altro da ascolto e minimo approccio. Si conoscono i fatti degli altri anche senza doverlo dire. Ma c’è un ingiustificabile pudore. Dagli altri ci si aspetta al massimo un commento sul social network, una mail. O una telefonata, ma se siamo proprio intimi.
Senza voler esagerare, e fare di questo strumento un mostro, è bene comunque ricordare che l’iscrizione a facebook comporta delle responsabilità per gli utenti. Codice civile e penale «reali» si applicano al più popolare social network: condanne e sanzioni per danno all'immagine di altre persone, con commenti salaci e foto di cui non è stata autorizzata la riproduzione, sono tutt’altro che virtuali. Non molti sanno, infatti, che l'iscrizione a Facebook è un vero e proprio contratto in cui non solo si cedono ai gestori del portale alcune licenze, come quella di gestione di alcuni dati sensibili personali, ma in cui si dichiara di essere personalmente responsabili dei contenuti immessi in rete attraverso il social network.
Abituati come siamo ai rumori, alla frenesia, al non essere mai soli con noi stessi, il silenzio può e deve fare paura. Ciò che ci circonda spesso non serve a completare, ma a sostituire, ad allontanarci dalle cose che non vanno.
La generazione del tutto in un clic, dei mille impegni, delle mille alternative è stata messa in ginocchio da una nevicata. Tutto era bloccato. Impotenti davanti alla forza della natura. Meditiamo!

