L’affanno della gente che deve scervellarsi per scegliere i regali da comprare. Una corsa contro il tempo e contro i soldi, che come si sa, soprattutto di questi tempi, non bastano mai.
Tradizioni da rispettare anche a tavola, e quindi di corsa a fare la spesa nei supermercati per la vigilia e il giorno del Santo Natale.
Ma chissà se qualcuno si è fermato anche solo un minuto a fare silenzio dentro di se e contemplare quale meraviglioso mistero si compie in questa notte.
Sorrisi a denti stretti e pensieri di non pieno apprezzamento per regali spesso inutili e ripetitivi, ma nessuna meraviglia per quello che andrà ad accadere questa notte.
La capacità di sapersi meravigliare è ormai soffocata dall’abitudine, dalla ripetitività delle cose.
Tutto sembra già visto e quindi scontato.
La nascita di Gesù. Dio che si fa uomo per amore dell’uomo. Un evento che va meditato. Vissuto, con lo stupore della prima volta. Per fare questo, però, bisogna sostare. Sostare per meditare, riflettere, andare oltre il semplice guardare e oltre il semplice sentire.
Nel presepe c’è sempre la statuina dello “stupito”: un uomo che, con la mano a modo
di visiera, guarda la grotta tutto incantato. Se sparisce lo stupore, vorrà dire che questo grande evento si è diluito nell’ ovvietà.
“Il Salvatore del mondo che nasce in una mangiatoia”: sono passati venti secoli e
quell’annuncio risuona ancora come l’evento più coinvolgente, perché
riguarda ognuno di noi.

