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RITA LEVI MONTALCINI, 102 ANNI DI RICERCHE E SCIENZA

Il Nobel per la medicina ed i suoi rapporti con l’invecchiamento

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La coraggiosa neurobiologa italiana, nata a Torino nel 1909, figlia di un ingegnere e di una pittrice, che a soli venti anni, andando contro la volontà dei genitori, si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia. Laureatasi nel 1936 frequentò il corso di specializzazione in neurologia e psichiatria. I primi studi, dopo l’impedimento delle leggi razziali, in Italia dove costruì un piccolo laboratorio di ricerca nella propria abitazione, nel quale effettuò studi su embrioni di pollo con l’aiuto di un altro scienziato, l’istologo Giuseppe Levi. L’invasione tedesca negli anni Quarante la vide medico nei campi per rifugiati. Nel 1947 si trasferì a St Louis dove lavorò per trent’anni alla Washington University. Nel 1962 fondò un centro di ricerca a Roma e iniziò a lavorare tra questa città e la città statunitense. Dal 1969 al 1978 fu direttrice dell’Istituto di biologia cellulare del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Roma. Nel 1974 fu la prima donna a essere ammessa all’Accademia Pontificia delle Scienze. Dopo il 1979, ritiratasi dall’incarico di direttrice, continuò comunque le sue ricerche di neurobiologia presso il centro di ricerche romano. La studiosa riveste anche la carica di membro onorario dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM). Fino ad arrivare nel 1986 al Nobel per la fisiologia o la medicina: negli anni Cinquanta, quando scoprì, insieme a Stanley Cohen, il primo fattore di crescita dei tessuti animali: si trattava del Nerve Growth Factor (NGF) o fattore di crescita delle cellule nervose, che determina lo sviluppo e il processo di differenziamento di queste cellule. Una mente scientifica che vince sull’invecchiamento. Il libro L’asso nella manica a brandelli, del 1998, sui rapporti tra invecchiamento del corpo e invecchiamento della mente, racchiude i suoi segreti. Auguri, Rita Levi!
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