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Tempo di olive… una foto ci riporta al passato quando le olive si raccoglievano a mano

Redazione
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È tempo di raccogliere le olive, una pratica che segna l’intera nostra civiltà, dall’ antichità sino ad oggi, e che continua ad essere al centro della produzione, del consumo del mediterraneo e, quindi, della vita di tutti i giorni. 

Olivo e vite sono i pilastri sui quali si è alimentata la civiltà mediterranea: già Erodoto scriveva che non potevano considerarsi mediterranee quelle terre in cui non venivano coltivati il fico, la vite e soprattutto l’ulivo, e secondo Tucidide, i popoli del mediterraneo uscirono dalle barbarie quando impararono a coltivare l’ulivo e la vite.

Siamo oggi abituati all’uso della tecnologia che in questi ultimi anni ha facilitato questo importante lavoro, ma una foto antica, a bianco e nero ci riporta al passato quando le olive si raccoglievano a mano. 

Tra i mesi di ottobre e dicembre le donne di primo mattino, chi a piedi, chi a bordo di un carro, raggiungevano l'uliveto. Per raccogliere le olive trascorrevano tante ore in ginocchio, dalla parte più esterna dell’albero verso il tronco dell’ulivo. Si disponevano a semicerchio una vicina all’altra e il paniere, in canna intrecciata, accanto ad ognuna di loro.

Le olive si raccoglievano da terra, con le mani, si faceva prima un bel mucchietto, poi prendendole con i palmi delle mani si mettevano nel paniere. Molto spesso si cantava insieme, canti in dialetto, della tradizione, che davano anche il ritmo al lavoro. Le donne tramandavano la tradizione orale, erano cantrici esperte nel modulare le proprie voci dai toni ora pacati ed intimi, ora aspri e forti, instancabili esecutrici canore. 

La raccolta delle olive in Abruzzo era una grande festa contadina che parlava di antiche tradizioni, di riti che si tramandano negli anni, di intere famiglie che si ritrovano sotto agli ulivi per produrre l’olio nuovo – oro verde – la provvista invernale che, assieme al grano, un tempo assicurava il sostentamento per la brutta stagione ormai alle porte.

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