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La Corte ha dichiarato inammissibile la questione sul decreto "salva-Chiodi" e ha schiaffeggiato la regione

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Con ordinanza n. 173/2013 la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale promossa dal TAR Abruzzo in merito all'articolo 117, comma 4, lettera c) del decreto legge 98/2011.

Si tratta della norma "salva Chiodi" che, nel luglio 2011 stabilì l'approvazione per via legislativa del programma operativo 2010 che aveva stabilito la chiusura dei piccoli ospedali e che era stata appena annullata dal TAR.

Va subito detto che nè il Commissario nè la Regione Abruzzo possono cantare vittoria poichè la decisione della Corte Costituzionale non sancisce la legittimità di quella norma, ma dice, sostanzialmente, che non può decidere sull'illegittimità costituzionale per due fondamentali motivi.

In primo luogo perchè è pendente un giudizio di appello davanti al Consiglio di Stato cui compete una "preliminare verifica in ordine ai vizi riscontrati in primo grado". La Corte, in definitiva, sostiene che al Consiglio di Stato compete di stabilire se il Programma Operativo è legittimo oppure no con la conseguenza che chi pensa che la Consulta gli abbia dato il via libera commette un grave errore di valutazione tecnica. Insomma, non è vero che il decreto salva Chiodi ha salvato il Commissario perchè l'interpretazione dei suoi atti è ancora rimessa al giudice di appello. Anzi, la Corte dice pure che questa valutazione può essere fatta dallo stesso TAR che, interpretando la norma, ben può dire - ed è questo, a mio avviso, il messaggio fondamentale della Corte - che il decreto legge 98/2011 ha sì approvato il Programma Operativo, ma ne ha approvato il contenuto che ne viene fuori anche a seguito dei giudizi amministrativi. Detto in altri termini, è vero che il decreto legge 98/2011 approva il programma operativo e a questo fa rinvio, ma il contenuto del programma operativo non è necessariamente quello originario, ma può essere quello che deriva da pronunce giurisdizionali che ben possono modificarlo.

E veniamo al secondo motivo di inammissibilità. La Corte, facendo proprie le osservazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dà atto di "sopravvenienze normative" (il decreto legge 95/2012, la c.d. spending review, e il decreto legge 158, il c.d. decreto Balduzzi) che possono avere una incidenza sulla situazione generale che potrà essere valutata sia dal Consiglio di Stato in sede di appello proposto dal Commissario sia davanti al TAR nei giudizi di ottemperanza promossi per gli ospedali già chiusi e, quindi, non per quello di Guardiagrele. Su questo punto, però, è il caso di sottolineare che, come abbiamo detto più volte, il decreto sulla spending review ha già avuto piena attuazione ben prima che venisse approvato per il fatto che il programma operativo 2010 tagliò più posti letto di quelli previsti dal decreto 95.

E' probabile che la Regione e il Commissario si attendessero una vittoria su tutta la linea e, cioè, che la Corte dicesse che il decreto 98 è perfettamente conforme alla Costituzione, ma così non è.

La Consulta, come detto, ha ritenuto che, al momento (e, cioè, nell'ambito del giudizio di ottemperanza promosso dal comune di Tagliacozzo), "la questione di legittimità costituzionale, nei termini entro i quali è stata sollevata e proposta, rinviene il suo indefettibile presupposto logico-giuridico nella definitività dell'accertamento della illegittimità degli atti del Commissario ad acta che, nella specie, è ancora controversa, poichè è ancora pendente il giudizio di impugnazione".

Insomma, la Corte ha detto che ci sono giudici che possono ancora dirci che il programma operativo è illegittimo e in questa decisione nessun valore avrà il fatto che il decreto legge 98/2011 lo ha approvato.

Se il Commissario e i Direttori Generali, quindi, pensano di poter andare avanti nelle loro decisioni di chiusura e riduzione dei servizi, commettono un grave errore di valutazione poichè la partita non è ancora chiusa.

Nell'ordinanza, poi, si dà atto di alcune interessanti osservazioni della Presidenza del Consiglio che sostiene che nessuna intromissione vi sarebbe stata nei poteri degli organi regionali "in quanto la Regione avrebbe potuto riappropriarsi dei poteri di riprogrammazione del piano di rientro e porre fine al commissariamento" e per il  fatto che il programma operativo è stato approvato in considerazione della necessità di riorganizzare la rete ospedaliera "nell'inerzia della Regione". Insomma, un macigno sulla coscienza del consiglio regionale che non solo è stato espropriato, ma che, pur potendo riprendersi i poteri di programmazione con un nuovo piano che avrebbe fatto anche cessare il commissariamento, è rimasto inerte.

Chiodi qualche giorno fa ci ha pure detto che le sue manovre non sono state dettate da motivazioni ragionieristiche; oggi la Corte Costituzionale ci dice che la Regione, pur potendo decidere, ha preferito delegare tutto al Commissario con le conseguenze in termini assistenziali che sono sotto gli occhi di tutti. Due circostanze, queste, che ci fanno ritenere ancor più gravi le colpe di una classe dirigente che ha deciso di non decidere e che non ha mai risposto quando anche noi abbiamo denunciato che il commissariamento doveva cessare e che la regione doveva riprendere in mano tutti i suoi poteri.

La nostra battaglia in difesa della sanità pubblica e dei piccoli presidi, quindi, ne esce ancor più rafforzata. La Corte non ha detto che quella norma è illegittima e neanche ha detto che il programma operativo è giusto. Ha detto che i giudici dovranno stabilirlo e noi, si sappia, non ci fermeremo, se necessario, neanche davanti al Consiglio di Stato perchè, se ci sarà richiesto dalle circostanze, non esiteremo a percorrere le altre strade che la legge ci consente.

Da questa puntata della lunga vicenda traiamo anche il convincimento che la gente deve essere informata e deve partecipare. Per parte nostra stamattina saremo davanti al piazzale dell'ospedale di Guardiagrele per continuare raccogliere adesioni alla nostra iniziativa legale che, oggi, ha bisogno di un sostegno ancor più forte. Allo stesso tempo diffidiamo chi deve decidere dall'adottare provvedimenti che vanno nella direzione di ulteriori chiusure e tagli perchè non è stata ancora detta l'ultima parola.

In termini concreti, è chiaro che i giudizi promossi da chi chiede la riapertura degli ospedali chiusi ben possono proseguire e tendere al loro obiettivo; quanto all'ospedale di Guardiagrele, certamente non ci accontenteremo della stasi che la vicenda vive perchè se è vero, come è vero, che l'ospedale è aperto, esso deve essere messo in condizioni di funzionare con le dotazioni, anche di personale, necessarie.  

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