Partecipa a GuardiagreleWeb.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

UN ANNO TRA PANDEMIA E SPERANZE. VIETATO SBAGLIARE LE MOSSE

Guardiagrele il Bene in Comune: Occorre ripensare al modello sanitario “regionalizzato

Condividi su:

Guardiagrele, 14 gennaio 2021* - Si è già ampiamente detto e discusso
sulla sanità ridotta ai minimi termini: TUTTA la sanità. Non solo quella
Abruzzese (messa anche peggio delle altre); non solo quella del nostro
territorio (letteralmente dimenticato, nonostante roboanti annunci e
passate sollevazioni, oramai del tutto sopite).

Eppure, mentre il 2020 è appena finito, mentre si intravvede uno spiraglio
in fondo al tunnel della pandemia, è necessario tornare a parlare della
sanità che verrà, di quella post COVID19, di come intendiamo provare a
modificare quello che è risultato inefficace ed inefficiente.

Un dato è certo: il sistema sanitario nazionale, così com’è, ha fallito i
propri obiettivi. La regionalizzazione della gestione sanitaria si è
rivelata assolutamente non funzionale alle esigenze dei cittadini.
L’articolo 32 della Carta Costituzionale è stato letteralmente calpestato.

No. Non parliamo della gestione dell’emergenza virus: quella era e continua
ad essere una situazione eccezionale che, al netto di errori di valutazione
e di gestione, non può costituire termine di paragone attendibile. Le
emergenze sono – appunto – emergenze; non possono mai essere considerate
alla stregua di elemento di paragone ordinario.

Parliamo, diversamente, della sanità “normale”, quella della diagnostica,
delle cure oncologiche, delle visite specialistiche, degli accessi al
pronto soccorso, della gestione delle cure geriatriche, dell’assistenza
domiciliare e di tutte le prestazioni ambulatoriali delle diverse
specialistiche. Insomma, di tutto quello che, da mesi, è di fatto
congelato, rinviato, cancellato.

Ma le patologie “noCovid” non si sono fermate in attesa della
normalizzazione. No. Chi doveva curarsi e, per sua sfortuna, è residente in
territori dove la gestione sanitaria è peggiore che altrove, non ha potuto
farlo correttamente e ne ha subito gravi pregiudizi; con buona pace del
dettato costituzionale.

Appare evidente, dunque, che occorre ripensare al modello sanitario
“regionalizzato”, perché le Regioni (in particolar modo quelle meridionali,
compresa la Regione Abruzzo) sono risultate vittime delle scelte e delle
“costumanze” politiche locali, con evidenti storture gestionali e con
altrettanto evidenti effetti negativi sulla qualità dei servizi erogati.

Lo Stato deve tornare ad occuparsi direttamente della gestione sanitaria a
livello nazionale, secondo un modello unitario, che valga da Varese a
Ragusa, con le opportune deleghe (e diritto-dovere di controllo
sull’esercizio delle stesse) agli Enti locali. Nascere e/o risiedere a
Castelfranco Emilia piuttosto che a Guardiagrele non dovrà essere più
motivo di diversità tra cittadini, in punto di accesso alle cure.

Agli Enti locali, soprattutto alle Regioni, compete di dover individuare le
necessità sanitarie del proprio territorio, onde offrire un adeguato
supporto alle scelte che lo Stato dovrà fare, purché vi sia uniformità di
prestazioni con buona pace dinoericolose autonomie differenziate che
rischiano di aggravare differenze che non possono essere più tollerate.

E qui torniamo alla nostra amatissima attuale dirigenza regionale ed a
quanto proposto e programmato per il nostro territorio.

Le scelte fatte dalla giunta Marsilio (al di là del caos vaccini
influenzali e del conflitto istituzionale risolto dal TAR) fanno
intravedere un quadro nel quale il nostro territorio è un vero e proprio
deserto, dove il diritto alla salute si trasforma in vero e proprio
privilegio o, peggio, dove si fa passare per gentile concessione ciò che
tutti dovremmo percepire come diritto.

Nessun servizio, tra i tanti promessi, è stato ancora attivato, se non
quello dell’Unità Speciale di Assistenza (USCA), peraltro trasferito a
Guardiagrele da Orsogna, ma con appena 4 medici e qualche ora di
ambulatorio, da dividere con altri distretti e nient’affatto in grado di
rispondere ai bisogni della popolazione.

A fronte di tanto il gruppo di GBC, per il tramite dei propri
rappresentanti in Consiglio Comunale, ha fatto (come fa da anni e senza
tener conto del colore politico di chi siede sugli scranni della Regione)
la propria parte. Ha promosso una delibera di consiglio comunale per
denunciare il fatto che la Regione Abruzzo ha sì stanziato svariati milioni
per l’abbattimento delle liste di attesa e il recupero di migliaia di
prestazioni, ma non ha prestato attenzione alcuna per il nostro presidio
ospedaliero. Ha denunciato il fatto che la Asl effettua sì acquisti di
nuove tecnologie, ma nessuna di queste è destinata al presidio di
Guardiagrele.

La proposta di deliberazione consigliare è stata approvata all’unanimità.
Eppure viene da chiedersi che valore politico essa può avere se la
maggioranza continua ad avallare, in maniera silente, situazioni che
colpiscono duramente la nostra città e il nostro territorio o se, con il
seguito dell'altra opposizione, si canti vittoria per avere ottenuto a
Guardiagrele un punto di somministrazione vaccini: i diritti si
riconoscono!

Non basta indirizzare una lettera di natale alla ASL per chiedere (alla
stregua, appunto, di strenna natalizia) qualche ora in più di
specialistica, se non ci sono strumenti e dotazioni tecnologiche per
effettuare gli esami. Diversamente bisogna insistere nel chiedere di
investire su sale operatorie e radiologia, per recuperare gli esami che
anche nel nostro territorio sono rimasti sospesi a causa del Covid e,
magari, porre le basi per un potenziamento che aspettiamo da anni, anche
con posti letto da riportare a standard che vedano l'Italia al livello
delle nazioni che hanno meglio reagito alla pandemia.

Bisogna fermamente chiedere, quindi, perché la ASL, nella provincia di
Chieti, continua a tagliare posti letto; a questo bisogna decisamente
opporsi.

Ci sarebbe, infine, da dire su alcuni aspetti della gestione locale della
pandemia Covid-19 dei quali abbiamo ampiamente detto in questi giorni.

La nostra critica guarda innanzitutto a un sistema generale che è frutto di
tagli che vengono da lontano. E per questo non vuole sfociare in polemica
sterile bensì essere utile stimolo da parte di chi, in precedenza, si è
trovato nelle medesime condizioni ed ha effettuato scelte difficili e
gravi.

Abbiamo sempre anteposto gli interessi dei cittadini a quelli di parte e di
partito.
Continueremo ad offrire sostegno e aiuto all’amministrazione, come abbiamo
fatto dall'inizio di questo mandato, con la proposta, ad esempio, di
istituire una commissione consiliare non per creare difficoltà, ma per una
condivisione quanto meno di pareri, opinioni e informazioni.

Noi tifiamo per Guardiagrele e, anche se è stato opposto un rifiuto ad ogni
proposta, continueremo a non far mancare i nostri contributi perché è
nostro dovere, politico e civico, fare la nostra parte nell'interesse  dei
cittadini.

Gruppo consiliare
"Guardiagrele il bene in comune"

Condividi su:

Seguici su Facebook