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“REMS: UN’OPPORTUNITÀ PERSA? ” . Di Gianna Di Crescenzo, consigliere comunale PD a Guardiagrele

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Il rinvio al 13 maggio della sentenza del Tar riguardo l’allocazione della Rems (residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria) avrà fatto gioire molti, ma è bene chiarire alcuni punti, così da dare a tutti i cittadini la possibilità di riflettere in maniera autonoma su questo argomento, senza farsi trascinare dalle urla o dalle sirene della politica. Gli OPG (ospedali psichiatrici giudiziari) sono stati aboliti dalla legge 81/2014 a seguito di un lungo lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio Sanitario, guidata dall’allora senatore Ignazio Marino. Al termine delle ispezioni nei sei ospedali psichiatrici giudiziari d’Italia, si è giunti all’amara conclusione che quei centri, anche a detta del senatore abruzzese Alfonso Mascitelli, erano dei veri e propri lager. In quegli “istituti” vivevano 1300 persone in condizioni disumane. L’allora presidente Napolitano aveva parlato di «situazione inconcepibile in qualsiasi paese appena civile». La maggior parte dei concittadini ancora internati in OPG si trova nella condizione di ricevere progetti terapeutico-riabilitativi dei Centri di Salute Mentale, con misure alternative all’internamento. Le Rems, da realizzare entro il 31 marzo, sono state quindi pensate per superare gli OPG, ridando dignità e diritti a queste persone e assicurando percorsi di terapia e cura dei malati nelle strutture sanitarie delle regioni. E veniamo a queste: il Ministero della Salute ha chiesto alle regioni commissariate come la nostra (al momento 8) l’attivazione della Rems come una delle tante condizioni per uscire dal piano di rientro dal disavanzo della spesa sanitaria. Il Veneto ha detto di no e si è visto arrivare un commissario straordinario che agisce a colpi di ordinanza, in barba ai permessi edilizi comunali negati, ai ricorsi e alle manifestazioni. La legge, infatti, al riguardo è chiara e dice che le Regioni che non hanno concluso entro la scadenza prevista del 31 marzo il processo per l’attivazione delle residenze alternative REMS, possono essere commissariate. Soprattutto, questo incaricato ministeriale, decide applicando la legge, considerando gli aspetti economici e strutturali, senza stare troppo ad ascoltare le voci che si levano dal territorio. Ed è ciò che potrebbe accadere anche a noi, date tutte le azioni che si stanno mettendo in campo per evitare la realizzazione di questa struttura sanitaria destinata, dal governo regionale, al presidio di Guardiagrele per alcuni motivi oggettivi. Il primo è che la psichiatria, come la Asl ci aveva detto e spiegato dalla scorsa estate, doveva essere trasferita a Chieti perché i pazienti necessitano di servizi multi specialistici e, ad ogni buon conto, la psichiatria è considerata reparto per acuti e quindi ha bisogno, ad esempio, della cardiologia, dell’ortopedia ed anche della rianimazione. A questo punto, con il quarto piano del nosocomio guardiese già in parte attrezzato e disponibile, la Regione ha calcolato di dover spendere 110.000 € dei 4 milioni e mezzo stanziati dallo stato per sistemarvi la REMS e di poter investire nel potenziamento e gestione della struttura la restante somma. Questo a fronte dei tre, quattro milioni di euro chiesti da soggetti privati per l’affitto e gli oneri di esercizio di un triennio o il mezzo milione di euro necessario per riattare un immobile del patrimonio ASL. La REMS di Guardiagrele prevede 20 posti letto con 20 operatori specializzati tra personale medico e infermieristico. Non si è capito neppure il valore dell’indotto occupazionale che questa proposta rappresenta. Insomma, per la REMS è stata scelta Guardiagrele in modo da far risparmiare soldi alla collettività, quindi a tutti noi, e per dare una possibilità in più di sopravvivenza al nostro ospedale, arrivando così a 100 posti letto, considerando gli 80 del piano di riconversione. Altra diceria da campagna elettorale da sfatare: non esiste legge, norma, indicazione che vieti l’erogazione di altri servizi in presenza della residenza per la sicurezza. Anzi, la legge 81/2014 auspica l’inclusione nel tessuto sociale che la ospita. Con la Rems non sono a rischio chiusura il distretto sanitario, né il pronto soccorso, né gli ambulatori, né eventuali altri reparti. Al contrario, ne assicura l’esistenza. Viceversa, con i soliti “no” senza condizione, il rischio è di perdere tutto e di ritrovarci soltanto con un PPI (punto di primo intervento) per codici bianchi e verdi e con un’assistenza sanitaria che, se saremo fortunati, arriverà fino alle 17:00 di ogni giorno. Il progetto per la Rems guardiese, ad essere precisi, prevede un’entrata autonoma mediante scalinata esterna, uno spazio verde recintato e un cortile per fumatori con impianto di videosorveglianza e addetti alla sicurezza. Qualcuno, in questi

giorni, ha detto che «i delinquenti non devono venire a Guardiagrele» e non si dice che a soffocare turismo, artigianato ed economia sono state la cecità e l’incapacità di alcuni amministratori e di certo non saranno 20 pazienti della REMS. In tutte le città, grandi o piccole che siano (Vasto, Chieti; Lanciano, Pescara) si vive normalmente e noi le frequentiamo senza problemi nonostante la presenza di strutture per la sicurezza, ma non si capisce perché un centro sanitario, da noi, faccia tanta paura. A Guardiagrele sembrano essere venuti meno l’accoglienza, il diritto, l’ospitalità, la solidarietà, l’accettazione dell’altro. Se non si vuole volare così alto, si può anche ragionare facendo i conti della serva: mentre altri sindaci, altri comuni, altre amministrazioni chiedono alla Regione di poter ospitare sul proprio territorio una struttura di REMS, avendone capite le potenzialità sanitarie, economiche e lavorative, a Guardiagrele si continua a dire “no” in nome di una campagna elettorale dopo la quale, continuando così, non ci sarà più nulla da amministrare. Si continua a dire di “no” senza considerare che un commissario ministeriale, inviato nella nostra regione per ottemperare all’obbligo di legge di allocazione della Rems, potrebbe comunque scegliere Guardiagrele (la beffa) senza concederci nulla di quanto la Regione è disposta ad offrirci (il danno) o, peggio ancora, potremmo cadere nel dimenticatoio. Forse stiamo perdendo un’occasione per sempre. Un’altra.

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