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Inchiesta 'Il Vate' e arresto di De Fanis: l'assessore regionale si è dimesso

Lunedì gli interrogatori di garanzia

a cura della redazione
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Si è dimesso dal suo incarico di assessore, con una lettera inviata a mezzo fax e tramite posta elettronica a Gianni Chiodi, presidente della Giunta regionale, Luigi De Fanis, agli arresti domiciliari da lunedì mattina per le accuse di concussione, truffa aggravata e peculato in relazione all'organizzazione di alcune manifestazioni culturali, nell'ambito dell'inchiesta 'Il Vate' condotta dalla Procura di Pescara.

De Fanis, ristretto ai domiciliari nella sua abitazione di Montazzoli, ha ufficializzato la decisione di lasciare l'incarico di amministratore dopo un colloquio con i suoi legali.

La vicenda giudiziaria che ha coinvolto l'assessore regionale alla Cultura ha avuto ampia eco anche sulla stampa nazionale (se ne è occupata ieri sera pure la trasmissione 'Servizio Pubblico' di Michele Santoro su La7).

De Fanis, unitamente alle altre tre persone interessate dall'inchiesta, sarà sottoposto lunedì mattina all'interrogatorio di garanzia a Pescara. "Il dottor De Fanis - sottolinea l'avvocato difensore Domenico Frattura in una dichiarazione rilasciata al sito abeuzzese primadanoi.it - ha deciso di dimettersi per evitare che in questo delicato momento nel quale si avvicinano le elezioni regionali la sua vicenda possa essere strumentalizzata. Con stupore ha letto cose sui giornali e si è ritrovato dalla mattina alla sera coinvolto in questa vicenda più grande di sé e questo rischia di coinvolgere anche le istituzioni. Per questo si è dimesso, affinchè anche gli uffici non subiscano il contraccolpo e si possano paralizzare. C’è ancora molto da fare e finanziamenti da affidare".

In base a quanto riportato dall'agenzia Agi De Fanis, nella lettera a Chiodi scrive: "E' con rammarico e profondo stupore che rassegno le mie dimissioni a seguito della misura cautelare, ma non posso permettere che una campagna denigratoria nei confronti della mia persona colpisca anche l'istituzione da me rappresentata. Una campagna portata avanti con violenza da alcuni mass media e soggetti in malafede e mossi da finalità immorali: non posso permettere che questo paralizzi l'attività dell'ufficio". 

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