Un trattamento iniquo rispetto a quello previsto per i lavoratori. Antonio Borghesi, dellâItalia dei Valori, ha presentato alla Camera lâabolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo soli 5 anni di legislatura. Distanza infinita tra il Paese reale, che deve essere ridotta ed evitata. Non è accettabile pensare che câè chi ha fatto il parlamentare per un giorno e percepisce circa 3,000 euro al mese di vitalizio. Altre persone rimaste per sessantotto giorni e, dimessi per incompatibilità , percepiscono un assegno di più di 3,000 euro. Vi si aggiunge una vedova di un parlamentare, che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, ma percepisce un assegno di reversibilità . Un progetto di legge che provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo di versare contributi chiedendo di versare contributi trattenuti allâente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che lâINPS ha creato con gestione a tassazione separata. Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri, nellâarco della vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati. Il bilancio della Camera, e tutti i cittadini e contribuenti, risparmierebbero, così, 150 milioni di euro lâanno. Su 520 votanti hanno votato no in 459, sì in 22 (con 5 astenuti ed una maggioranza di 261). I sì meritano di essere nominati e sono di: Barbato, Borghesi, Cambursano, Di Giuseppe, Di Pietro, Di Stanislao, Donadi, Evangelisti, Favia, Formisano, Aniello, Messina, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera.