Il Sindaco torna ancora sulla vicenda ospedale !

comunicato stampa Simone Dal Pozzo
27/03/2018
Attualità
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Torno ancora una volta sulla vicenda ospedale. Ancora? Beh, sì... ancora!

Gli ultimi comunicati di alcuni esponenti dell'Associazione Salute è diritto e dell'ex sindaco Salvi potrebbero portare a conclusioni troppo semplificate. Si tratta di una conseguenza voluta visto che si continua a minimizzare l'importanza che ho dato (e sempre darò) agli elementi (i documenti in modo particolare) su cui fondo le mie argomentazioni.

Chiariamo subito un fatto. Le carte non sono lo scudo dietro il quale si nasconde chi non ha nulla da dire, ma la prova che molte delle cose che si dicono non sono reali. Altro che carta straccia!

Se in un processo io fossi imputato di avere accettato una programmazione, di non averla avversata, di non avere mai difeso un posizione, di non avere incontrato chi mi accusa per condividere una strada (mi fermo qui), sulla sola parola di chi mi ha portato in tribunale, io sarei condannato. A questo gioco non ci sto. Le carte, spesso ingiallite perché ormai datate, sono utili perché - lo ripeto - i fatti hanno una origine e la storia non si può liquidare così e soprattutto servono a dimostrare l'infondatezza di una accusa.

A meno che non riteniamo che va tutto bene, tutto si giustifica e che si debba tagliare a corto, senza mediazioni! Il tema è quello della disponibilità ad andare un po' oltre gli spot e un po' sopra la pancia.

Innanzitutto prendo atto del fatto che nessun documento pubblicato nell'ultimo mio comunicato è stato smentito e che, purtroppo,  nessuna domanda ha avuto risposta.

L'ex sindaco Salvi ha il vantaggio di non amministrare nel momento in cui gli atti pensati e approvati dalla regione marcata Chiodi sono stati attuati. Ma questo vantaggio non può cancellare i passaggi, per certi versi difficili, di quel periodo e il modo in cui l'amministrazione di allora reagì.

Se ancora oggi sottolinea che quegli atti sancivano "la riconversione (non la chiusura) dei piccoli ospedali", qualcuno sa dirmi cosa c'è di diverso rispetto a quello che è poi accaduto? È vero o no che il modello di Chiodi era la negazione davvero totale dell'assistenza? Ricordo solo che il decreto 45/2010 prevedeva una assistenza medica h12 e fu quello il motivo per il quale il Consiglio di Stato, il 13 dicembre 2010, accordò la decisiva sospensiva.

Già ho detto della proposta di delibera portata in consiglio nel 2010 (non smentita) e della famosa lettera al Tribunale del malato del 2010 (non smentita). Non devo tornarci ancora.

Sul particolare dell'incontro con il legale che poi seguì il comune, a parte il mio presunto ritardo - non mi pare proprio che andò così - devo ricordare che le nostre strade si separano perché Salvi non volle agire tempestivamente, ebbe un atteggiamento cedevole (in più occasioni sostenne che l'ospedale così come era non era sicuro e non era difendibile e, quindi, andava riconvertito, purché si aggiungesse qualche posto per resta anziani di famosi posti per la cura dell') e riteneva che la misura cautelare da chiedere era quella del riesame e non quella della sospensione (particolare sul quale si discusse molto). Lo dimostrano sempre la famosa lettera al TdM ("non pensiamo di aver perso nulla"), una lettera del nostro gruppo consiliare e alcune dichiarazioni sulla stampa, quando si parlava di una "sanità, quella guardiese, che, così com'è, non funziona ed è dunque indifendibile" (è il 26 agosto 2010 e magari avessimo oggi la metà di quello che c'era allora) o si rivendicavano servizi per i cittadini "ospedale in senso stretto a parte", anche attraverso trattative,  da non "cristallizzare su rivendicazioni di principio" (è il 5 ottobre 2010). Ma lo dimostra anche quello che lui dice oggi, perfettamente coerente con i risultati dell'incontro organizzato lo scorso gennaio del suo gruppo politico, nel quale - forse nessuno ci ha fatto caso - sono state poste le premesse tecniche per giustificare la non necessità di un presidio con posti per acuti. Lo dimostra l'insistenza sulla necessità di potenziare il Distretto, cosa certamente da fare (come potrei dimostrare con le numerose sollecitazioni fatte alla ASL), ma sicuramente diversa dalla proposta di un ospedale per acuzie, cosa che Salvi non dice nella sua ultima dichiarazione.

Sulla clinica psichiatrica, chiusa nottetempo nel febbraio 2015, è davvero singolare continuare a sostenere che io, consigliere di opposizione, potessi svolgere un ruolo. Dico, anzi, che quella era una decisione contenuta nel decreto che istituiva la famosa REMS a Guardiagrele, scelta fatta dalla regione, nel frattempo passata al PD, e che noi avversammo con forza, anche in Tribunale. Di quella scelta sono ancora convinto! Stavamo freschi oggi a chiedere di potenziare il Distretto!

Sul fatto che sulle scelte di Chiodi, nonostante una loro parziale rivisitazione, non c'è stata la forza di una modifica, credo anche io che sia stato un errore.

Ma se una ricostruzione si vuole fare, questa deve essere completa. Manca la constatazione che purtroppo la disattivazione dei posti per acuti nel febbraio/marzo 2016 è stata una pedissequa attuazione della sentenza del Consiglio di Stato e che questa ci ha dato definitivamente torto a causa del decreto legge che salvò Chiodi.

Nella ricostruzione manca il passaggio di Chiodi a Guardiagrele (l'unico durante il suo mandato) durante la campagna elettorale per le regionali 2014, quelle nelle quali era candidato l'allora assessore Di Prinzio. In quell'incontro Chiodi, il presidente ri-candidato (contestato dall'allora segretario comunale del PD), difese le sue scelte tra gli applausi del gruppo "Progetto per Guardiagrele".

Manca anche il passaggio sull'opposizione dell'intero Consiglio Comunale a quella disattivazione (torniamo al febbraio 2016) e dell'incontro, da noi promosso, in Regione per esprimere alla ASL e all'assessore Paolucci tutta la nostra contrarietà a quello che si andava facendo. Lì andammo con tutta la commissione per la salute e i sindaci del territorio. Questo, secondo Salvi, è l'Aventino!

Ora Salvi dice che non basta. È evidente, visto che il passo decisivo verso un presidio che abbia posti per acuti (nei modi e nei termini che ho detto la scorsa settimana, cosa che nel suo post non chiede, avendo, invece, rivendicato la bontà del solo Distretto) non c'è stato.

Ma mi rendo conto che è difficile riconoscere a me e alla mia squadra la coerenza della posizione. A proposito di carte ingiallite, posso dire che per quanto ci si possa sforzare, mai nessuno potrà trovare prove di una mia e nostra condivisione (dopo la chiusura di medicina e lungodegenza abbiamo richiamato la nostra proposta e iniziato a chiedere che il Distretto avesse almeno quello che negli atti era scritto - con analisi quasi radiografica della quale alcuni esponenti dell'Associazione hanno  dato sempre atto) ma, tra l'altro, solo continue, pressanti e insistite richieste verso la direzione che ormai tutti conosciamo e questo - lo ribadisco chiaramente - anche a prescindere dall'appartenenza.

Alcuni passaggi sono stati compiuti silenziosamente, confidando in un risultato e se qualche passo è stato fatto sul tema della dotazioni del Distretto, purtroppo quello decisivo verso le acuzie ("area disagiata", "stabilimento" - cioè succursale o sede staccata o polo di Chieti, o qualsiasi altra soluzione che avesse il medesimo contenuti), nonostante abbiamo tentato e abbiamo trovato anche sostegno, alla fine si è bloccato, qualche settimana fa, nell'ultimo passaggio in Giunta regionale.

Sul Sel-Sal, beh, questo famoso accordo lo conoscono solo i protagonisti. Sul perché l'ospedale sia rimasto aperto ho un'idea diversa. È certo che quello fu un passaggio fatto al di là e a prescindere dal coinvolgimento di tutte le forze politiche presenti in consiglio. Un metodo che abbiamo cercato di superare con i famosi tavoli. La scelta di mettere all'angolo il nostro gruppo politico ha una origine antica, e questa è una prova. Ma mi fermo qui.

Tornando alla mia posizione, dico che la bandiera di un sindaco è quella del municipio, non quella del partito ed è questo il motivo per il quale abbiamo continuato, sia pure in un ruolo diverso, la stessa, unica battaglia di questi lunghi anni, anche ora che il quadro è mutato e le condizioni sono meno facili di prima (il "maledetto" decreto Lorenzin è del 2015!). Purtroppo una parte del mio partito, a livello locale, ha pensato che la strada intrapresa con la nuova programmazione fosse quella giusta e che la rivendicazione dei posti letto per acuti, sia pure di bassa complessità, fosse inutile e insostenibile. Così hanno pensato anche in molti altri che hanno parlato della mia posizione come un strada impossibile da praticare e da non sostenere in alcun modo (aspetto sempre che escano allo scoperto quelli che, su questa vicenda, forse  hanno consigliato e riferito male all'assessore alla Sanità). Nonostante questo, siamo andati avanti. Mai ho chiesto incontri con Regione e responsabili del mio partito "per evitare che decisioni dell'amministrazione possano essere in netto contrasto con le direttive della regione e del partito".  La frase è tra virgolette perché così, nel gennaio 2011, si esprimeva l'allora sindaco Salvi in una nota destina all'allora presidente Chiodi, al vicecoordintore regionale PdL Di Stefano e al coordinatore provinciale PdL Febbo. Era - ripeto - il gennaio 2011 e da poco il Consiglio di Stato aveva sospeso il piano Chiodi, qualche mese prima del decreto legge che lo salvò. A proposito di carte! Io credo che il solo avere pensato di inviare una nota di questo tipo, fa comprendere la (non) convinzione con la quale si portava avanti una posizione. Incontri ne ho chiesti e colloqui ne ho avuti, ma sempre e solo per difendere la nostra proposta. E io sarei quello che va sull'Aventino!

Chiudo con una riflessione sugli esponenti dell'Associazione "Salute è Diritto" che firmano senza firmarsi i comunicati. Solo a loro mi riferisco, non ai cittadini che, attraverso l'associazione, desiderano risposte in tema di diritto alla salute. Prendo atto che tutto viene respinto al mittente. Troppo comodo! O, meglio, troppo faticoso smentirsi davanti alle carte ingiallite. I miei non sono "eclatanti giri di parole", ma la risposta dovuta ad accuse gravissime mosse con parole gravissime. Si continua, per il resto, a negare una evidenza (dicendo, ancora una volta falsamente, che "il sindaco...non ha mai utilizzato come richiesta da fare il termine <<ospedale di zona disagiata>>").
Ancora una volta mi chiedo perché! E ancora una volta arrivo alla conclusione che c'è un disegno preciso che mira all'attacco politico. E questo impoverisce la forza di una rivendicazione. Ne prendo atto. Che altro posso fare? Mi si invita a un incontro, ma come posso serenamente partecipare se poi quello che dico viene stravolto o smentito? Ecco, io sostengo e condivido la causa che sta nel nome stesso dell'Associazione alla quale mai ho negato nulla quando mi è stato chiesto. Ma non posso accettare il resto né che, troppo comodamente, si liquidi il tutto come una chiacchiera e si dicano parole in libertà che sono evidentemente in contrasto con la realtà. Vorrei risposte alle mie obiezioni - che non sono ancora arrivate - e ripristinare un confronto sereno e fondato sui fatti reali. Solo così si può dialogare. Diversamente ogni confronto rischia addirittura di sembrare una "trappola". Io, sulla questione sanità, ci sono e ci sarò, ma la verità va ripristinata e finché si respinge tutto al mittente, senza un solo argomento, vedo il confronto davvero complicato. Non posso consentire una manipolazione dei fatti, una ricostruzione fatta al fine esclusivo di demolire un avversario. Ho imparato, e ne sono ogni giorno più convinto, che il tempo dedicato a replicare alle ricostruzioni fantasiose è tempo ben speso. Rispetto profondamente le ragioni di chi aderisce all'Associazione (altro che attacco vile, scippo...), ma non credo di esagerare se chiedo rispetto, nel nome della stessa causa, anche per il lavoro che noi portiamo avanti.

Ora, ancora una volta, ho documentato quel che ho detto. Sventolare le carte, a mio avviso, è una virtù  (quella di chi può dimostrare quello che dice). Certo, ci vuole tempo per approfondire!  Chi sbeffeggia questa prassi, ha il vizio peggiore: quello della memoria corta. Sventolare le chiacchiere, invece, ha il sapore di un "venticello", insomma, di una "favola che al pubblico" mi "metta in mala vista". Decisamente efficace "Il Barbiere di Siviglia"!

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