Non posso che esprimere la mia massima soddisfazione dopo aver appreso la
notizia che l’amministrazione di Guardiagrele ha finalmente accolto e
riconosciuto la bontà e, soprattutto, l’adeguatezza della proposta che la
Regione Abruzzo, nella persona dell’assessore alla programmazione sanitaria
Silvio Paolucci, e la ASL, guidata dal dottor Pasquale Flacco, ha da tempo
elaborato per la riconversione del nosocomio guardiese. Un progetto a cui
Paolucci si è messo a lavorare immediatamente dopo il suo insediamento e
per il cui perfezionamento i vertici dell’azienda sanitaria hanno sempre
mostrato estrema apertura. È bene ricordare che i decreti dell’allora
commissario ad acta Gianni Chiodi, avevano decretato la chiusura del SS.
Immacolata, salvaguardando il solo distretto sanitario di base e pochi
altri servizi. Una scelta confermata, in seguito, dalla sentenza del
Consiglio di Stato ma a cui l’assessore regionale alla sanità non ha dato
seguito, riconoscendo la centralità e l’importanza del presidio per un
territorio che va ben oltre i confini comunali. Per questo, già dall’estate
del 2014, erano stati previsti il Laboratorio analisi, il Centro raccolta
sangue, la Diagnostica per immagini, il servizio di Diabetologia, quello di
Endoscopia, la Farmacia, la Diagnostica vascolare (doppler), la Dialisi, la
Reumatologia, la Day Surgery e la Terapia fisica e strumentale, ADI, CUP e
90 posti letto.
Non posti letto per acuti, ma un’assistenza rivolta soprattutto all’utenza
anziana e alle cronicità e che punta a decongestionare il SS. Annunziata di
Chieti. Una tipologia di presidio sanitario, dunque, pensato per andare
incontro alla domanda di assistenza della società attuale, sempre più over
80 e a quanti, purtroppo, devono affrontare patologie dal lungo decorso.
Aumentano i servizi ai cittadini perché se ne colgono, in questo modo, i
veri bisogni e, soprattutto, aumenta la qualità. È poi utile ribadire che i
posti letto non sono mai stati messi in discussione, prevedendone 20 per
gli assistiti dell’ “ex Villa Pini”, altrettanti di Residenza protetta
riabilitativa psichiatrica, Residenza protetta per disabili adulti e
Residenza protetta per anziani e, per finire, la realizzazione
dell’ospedale di Comunità, gestito dai medici di medicina generale, con
altri posti letto. L’importantissimo servizio di emergenza-urgenza, con
anche il 118, svolge le stesse funzioni del Pronto Soccorso che, negli
ultimi tempi, nei fatti, già operava come Punto di Primo Intervento. Non di
minore importanza è che, sin da subito, era stato salvaguardato il 75% del
personale, oltre alla mobilità volontaria.
Nello scorso novembre, Paolucci, in un incontro tenutosi a Comino presso la
sede dell’ASD, aveva recepito le istanze e le segnalazioni di operatori e
cittadini e, sempre in quell’occasione, il dottor Fioravante Di Giovanni,
direttore dell’Area Distrettuale Sangro-Aventino, aveva riportato la
positiva esperienza di sanità territoriale che già da tempo ha preso avvio
presso gli ospedali di Casoli e di Gissi. Gli ovvi e prevedibili problemi
presenti nell’ospedale guardiese, sono da addebitarsi al fatto che i
servizi vanno riconvertiti e non attivati da zero, situazione
paradossalmente più semplice, come è avvenuto, ad esempio, per la struttura
casolana.
Questa nuova sinergia tra Regione, Asl e Amministrazione di Guardiagrele, e
l’apertura di quest’ultimo alla sanità territoriale, si spera non subisca
ulteriori rallentamenti in sede di commissione comunale per il Diritto alla
Salute, dato che l’inderteminatezza, il temporeggiare e l’indecisione,
hanno nuociuto soprattutto a pazienti ed operatori. “Casa della Salute”,
“Ospedale di Territorio”, in qualsivoglia modo si voglia chiamare il SS.
Immacolata, adeguandosi all’attuale normativa sanitaria, poco conta. Ciò
che è importante e che ai cittadini, e in particolare alle aree interne,
venga assicurato il diritto alla salute, che questo sia universale e,
soprattutto, sostenibile anche per le generazioni future.