La Croce Rossa apre ad Orsogna la casa di accoglienza per persone rese vittime di violenza

Secondo l'ISTAT oltre il 90% delle violenze non vengono denunciate

a cura della CRI Chieti - sez. Orsogna
27/03/2014
Attualità
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“Nen è nu sgherze, auà che v’aspette!” Così il noto comico ‘Nduccio ironizza sulla data della cena spettacolo che lo vede protagonista, il primo di Aprile ad Orsogna, che ha la finalità di raccogliere fondi destinati alla gestione di una casa di accoglienza per persone rese vittime di violenza.
Un risultato importantissimo quello di aver creato una struttura, gestita dal Centro antiviolenza della Croce Rossa di Chieti ed inserita nella rete nazionale del 1522, che potrà ospitare fino a dieci persone. Un’occasione conviviale che mira però a ricordare la drammaticità di un problema sociale, quello della violenza di genere, molto più diffuso e più vicino di quanto si sia disposti ad ammettere e che troppo spesso coinvolge anche minori.


L’esperienza, ormai quinquennale, del Centro antiviolenza della Croce Rossa di Chieti,  ha fatto emergere la necessità di poter disporre di una struttura stabile che togliesse vittime ed operatori dall’impaccio dell’attuale modalità di messa in sicurezza. Attualmente, in casi di pericolo imminente, è previsto il trasferimento della persona vittima di violenza in alberghi convenzionati, il cui costo costringe a permanenze spesso molto più brevi (3/4 giorni) di quanto sarebbe necessario per cercare una soluzione ottimale.
La casa di prima accoglienza, al contrario, permettendo una certa indipendenza e la possibilità di tempi più dilatati, da la possibilità alla vittima di violenza di uscire in prima battuta dalla situazione di emergenza e pericolo, ma anche di ricreare, seppur in maniera non definitiva, una dimensione di quasi normalità quotidiana.


A cinque anni dall’inaugurazione del Centro Antiviolenza di Chieti, avvenuta il 9 marzo del 2009, la realizzazione di questo progetto rappresenta un traguardo importante e l’ultimo tassello per chiudere una procedura che è “prassi antiviolenza”. Tuttavia, afferma provocatoriamente la responsabile, la D.ssa Irene Sborlini, contestualmente è una sconfitta per la comunità e per la società, poiché rivela tutti i limiti che si hanno nell’affrontare la questione della violenza di genere.
Nonostante i tanti sforzi delle istituzioni e gli innegabili passi avanti fatti negli ultimi anni, le leggi a protezione delle vittime di violenza e persecuzione sono ancora troppo “giovani” perché funzionino a pieno. Manca, inoltre, la cultura del rispetto di genere, “perché la violenza è solo marginalmente un problema che afferisce alla sfera psicologica, ma è soprattutto un problema culturale”. Ricorda ancora la Sborlini che “La violenza subita crea adattamento, quella agita crea assuefazione e che la violenza assistita crea indifferenza”. 


E’ fondamentale la continua informazione e sensibilizzazione attraverso ogni forma possibile, per contrastare il pericolo di cadere nell’indifferenza e per rompere i tabù, il senso di vergogna che spesso aleggia su queste problematiche. Da qui l’impegno continuo della Croce Rossa nell’organizzazione di convegni e occasioni di dibattito, ma anche di spettacoli teatrali e mostre. Una modalità nuova ed interessante sono i  cosiddetti “quadri in movimento”, un mix di musiche, danza ed arte mimica di forte impatto emotivo per rappresentare la sofferenza, il senso di prigionia ed abbandono, ma anche la speranza, forte, di salvezza e rinascita.

 


La storia del centro Antiviolenza di Croce Rossa di Chieti:

Il 9  marzo 2009 veniva inaugurato il Centro Antiviolenza “proviAMOci  insieME”, culmine di un percorso cominciato l’anno precedente con il Protocollo di Intesa fra il Comitato teatino della Croce Rossa ed il consigliere per le Pari Opportunità della Provincia di Chieti.
Immediatamente inserito nella mappatura nazionale e collegato con 1522, il Centro nasceva per offrire aiuto e risposte concrete ai bisogni delle persone vittime di violenza, fenomeno inteso come emergenza sociale sempre più grave e drammatica, come attestano i dati in forte aumento registrati dall’ISTAT.
Il Centro comincia la sua attività già dall’agosto 2008, istituendo anche un numero verde diretto, 800 32 00 78 e, mettendo a disposizione dieci operatrici dedicate.
Come si evince dal rapporto di attività del Centro per il 2013, solo nell’area di Chieti e Francavilla, sono stati trattati circa quaranta casi, per la maggior parte donne. 
La fascia di età più colpita è quella compresa tra i 30 ed i 59 anni.
Le violenze subite sono perlopiù di natura fisica e psicologica. Seguono lo stalking e la violenza economica. Sono stati trattati anche casi di mobbing. Moltissime sono, inoltre, le chiamate con richiesta di informazioni.
Il dato più allarmante è che questi numeri sono in rapido incremento e sempre più spesso coinvolgono bambini ed adolescenti.
Proprio per la complessità della problematica, chi si rivolge al centro ha a disposizione oltre agli operatori che fungono da sportello ascolto, anche psicologi, assistenti sociali ed avvocati che danno consulenza con gratuito patrocinio.

I numeri della violenza:

Secondo un’indagine ISTAT sono 6 milioni 743 mila le donne tra i 16 e i 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita, il 14,3 % subiscono violenza all’interno della coppia. Ma il dato che più colpisce è quello secondo il quale il 96 % delle violenze non vengono denunciate.

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