La Linea Gustav a Milano

Latitudini delle braccia evento di poesia

La Redazione
16/01/2014
Comunicati Stampa
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Si è tenuta a Milano, alla ExFornace dei Navigli il 28 novembre scorso, la presentazione del libro di poesia dell’autore guardiese Nino Iacovella. In una serata dove anche il pubblico ha fatto la sua parte, finalmente sono arrivati anche nella città adottiva del poeta i testi che trattano dello sfollamento di Guardiagrele, i ricordi della Battaglia di Ortona, i Martiri Lancianesi e la Brigata Majella.

Alcune note sul libro e sull’autore dalla recensione di Massimiliano Damaggio sul blog collettivo di poesia Versante Ripido.

“Latitudini delle braccia” è un libro bene articolato e oscuro, non certo per lettura ma perché immerso nella nebbia della guerra (Giampiero Neri). Eppure da ogni testo fuoriesce una luce purissima. La guerra in Abruzzo, terra cui Iacovella appartiene nel profondo: una storia di persone che si alzano dal silenzio e oppongono all’orrore una serie di piccole storie di personale resistenza, di minimo eroismo del cuore, di chi resiste nel fondo della carne e per strada raccoglie il dolore comune, e lo condivide. Dalla seconda guerra mondiale, che si svolge per metà del libro, ad altri generi di guerre: quella del dolore quotidiano e della nostra conclamata, ma celata, inconsistenza contemporanea, in ospedale come al centro commerciale, cui Iacovella risponde con l’unica cosa possibile: umanità. Fino all’oscurità vera e propria, quando per qualche motivo in casa manca la luce, ed è, ancora una volta, la solitudine la cosa nera con cui fare i conti.

Quello che bisogna pagare è la solitudine. Solitudine, isolamento, per fare qualcosa di buono. Nino Iacovella ci ha messo molto tempo ma ha scritto uno dei libri di poesia più belli pubblicati negli ultimi anni. Eʼ un atto dʼamore, come atto dʼamore sono i suoi testi. Amore, anzitutto, per una poesia che va oltre il fatto di essere scritta per piacere ad altri o, peggio, a se stessi o, peggio: piacere. Sono testi da ogni punto di vista universali che coinvolgono chiunque. Rispetto per un genere distrutto dagli stessi poeti e dallʼistituzione letteraria che lo vuole rappresentare. Questo rispetto se lo è sudato, passando anni in totale anonimato, in disparte, in lunghe letture, in riscritture, fino ad ottenere il risultato più importante che tutti vorremmo raggiungere: lo stupore di chi lo legge. Lo stupore, ad esempio, di Giampiero Neri, che, in una lettera di profonda umanità e poca letteratura (cosa che riesce solo ai poeti veri e propri), gli ha scritto: Ma io non so niente di te, cosa fai per vivere, da dove vieni, da quale città o paese. Mi aveva interessato la tua fisionomia, i tuoi modi, ma non immaginavo una tale forza di scrittura. Formidabile. “Latitudini delle braccia” è il poema che ci aspettavamo sulla guerra e sulla pace (perché dopo la guerra viene la pace e la guerra rimane negli occhi). Messa da parte la velleità di “fare il poeta” o di “arrivare”, Iacovella è poeta ed arriva dove bisogna: a una scrittura che ha il grande respiro delle opere che lasciano un segno.

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