Questione Biomasse: Aravati interviene a difesa della centrale, ma il Comitato prosegue sul piede di guerra

Le voci del dissenso si esprimeranno Domenica 17 Marzo al Cinema Garden

Francesca Mascioli
15/03/2013
Attualità
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Prosegue il dibattito sulla questione Biomasse.

Dopo il successo del NO riscontrato dalle campagne di contrasto all'installazione della centrale e in seguito all'opposizione della stessa Amministrazione Comunale (sebbene tale posizione sia ancora posta in discussione dalla minoranza di centrosinistra), questa volta ad esprimersi è il presidente stesso della ditta mantovana Renovo spa, Stefano Arvati, che difende e sottolinea l'utilità della struttura di smaltimento per il territorio di Guardiagrele.

Arvati sostiene che l'impianto termoelettrico destinato alla località Piano Venna possa offrire opportunità di carattere sia ambientale che lavorativo: per quanto riguarda il combustibile, le scorie bruciate dalla centrale sono residui organici provenienti da legname, materiale di cui Guardiagrele e tutto il comprensorio è abbondantemente fornito.

Smaltire tali scarti in una centrale di tal genere significherebbe evitare gli alti costi di smaltimento previsti dal ciclo tradizionale dei rifiuti, o la combustione degli stessi all'aria aperta, con gravi conseguenze ambientali.

L'opportunità offerta dalla centrale è invece quella di contribuire alla generazione di energia elettrica sostenibile, tramite il reimpiego dei residui legnosi, senza alcun tipo di emissione nociva.

Anzi, il recupero di rami, tronchi abbattutti, scarti argicoli, concorrerebbe ad evitare situazioni quali possibili frane, incendi boschivi o quant'altro. La disponibilità di materiale a km zero eviterebbe, inoltre, il transito eccessivo di camion verso la centrale.

Arvati tiene infine a sottolineare come il progetto di installazione di ben 50 centrali su tutta la penisola italiana (di cui 30 già in allestimento), piano a cui appartiene per l'appunto anche la centrale di Guardiagrele, veda il sostegno e la collaborazione di Legambiente.

Il progetto della centrale a biomasse rientrerebbe insomma in una prospettiva sovranazionale volta all'utilizzo responsabile delle risorse energetiche a fini ecologici.

Per quanto riguarda l'aspetto occupazionale, Arvati delinea le linee principali del progetto Bioenergy, secondo cui il reperimento del legname sarà affidato a cooperative sociali, che si adopereranno al fine di incrementare l'offerta di lavoro sul territorio.

Le osservazioni ribadite da Arvati sono insomma le stesse che nel Marzo 2011 vennero discusse nell'assemblea pubblica presso il Cinema Garden. Inoltre, un canale comunicativo con la cittadinanza è garantito ora dall'attivazione di un indirizzo di posta elettronica al fine di favorire un dialogo immediato con i diretti interessati.

 

Alla luce di queste osservazioni, il Comitato Civico "per il No Senza Se e Senza Ma alla Centrale Biomasse" ritiene che, a differenza di quanto affermato da Arvati, non ci sia affatto bisogno di una centrale a biomasse per lo smaltimeno degli scarti di legname. Definisce poi una vera e propria menzogna l'affermazione di Arvati sui nuovi posti di lavoro offerti dalla centrale. La critica contro il presidente della Renovo insiste inoltre su un altro aspetto: la scelta di Arvati di aprire una casella email dimostrerebbe infatti la sua reticenza a partecipare in maniera diretta, tramite dibattito con la controparte, alle discussioni del Comitato all'interno della comunità.

Il Comitato si rivolge a questo punto ad Arvati stesso, chiedendogli personale partecipazione all'assemblea pubblica prevista per Domenica 17 Marzo.

L'incontro informativo, rivolto a tutta la cittadinanza, prenderà avvio alle ore 18 presso il teatro cinema Garden di Guardiagrele e vedrà l'intervento di personalità legate alla campagna contro la centrale a biomasse di Santa Maria Imbaro, pronte a riportare la loro esperienza e testimonianza.

Obiettivo dell'assemblea è fornire in maniera completa ed esaustiva le informazioni sull'impianto a biomasse e sulle conseguenze che esso produrrà sul territorio, illustrando le caratteristiche e i danni dovuti al negativo impatto ambientale scaturito dalle emissiono ritenute nocive.

Verranno altresì accolte le risposte dei sindaci del territorio alle petizioni fino ad ora presentate, nonchè ascoltate le posizioni dei cittaini e discusse ulteriori proposte di lotta da intraprendere in difesa della collettività.

I promotori dell'iniziativa tengono inoltre  a sottolineare come il movimento di opposizione alla centrale sia del tutto apolitico, in quanto la questione, che interessa l'intera comunità, comprende problematiche comuni, sganciate dall'aspetto amministrativo e politico: "La tutela della salute è un concetto trasversale comune a tutti i cittadini", questo quanto affermato e ribadito dal Comitato. Problematiche comuni inerenti in primo luogo la salute e il benessere del cittadino, nonchè la salvaguardia dell'ambiente e dell'economia locale.

La campagna del No è corroborata, tra l'altro, dall'appoggio di un altro movimento attivo in Abruzzo, l' Associazione di liberi cittadini "Nuovo Senso Civico", che da anni è impegnata nella tutela ambientale, svelando i retroscena della falsa energia pulita e rinnovabile promossa dalle centrali a biomasse, rivelandone i tornaconto e dimostrando come l'installazione di tali impianti sia un affare (economico) solo per chi le realizza e le gestisce.

Ieri sera intato il Comitato ha partecipato ad un' assemblea in località Melone, che ha visto un'ampia presenza di cittadini provenienti anche dai paesi limitrofi, tra cui molti giovani; dall'incontro è risultata l'unanimità del No, da cui la volontà di opporsi e partecipare attivamente.

Riportiamo le principali motivazioni sostenute dal Comitato Civico per il No:

"Noi siamo fermamente convinti che tale opera:

inutilein quanto il rendimento in energia elettrica è bassissima, l’occupazione di manodopera è irrisorio   e il ristoro  si configura come una specie di risarcimento  per i danni che provoca;

dannosa per la salute per l’emissione di  polveri sottili e diossine, oltre ad altri gas che peggioreranno la qualità dell’aria, già ora ai livelli minimi, con conseguenti aumenti di patologie relative;

incoerente con le prerogative di sviluppo  di Guardiagrele e delle zone limitrofe dove la campagna, la collina e la montagna e tutto l’ambiente, nonché la presenza del Parco nazionale della Majella, costituiscono una risorsa e il volano  per un turismo che guarda al rispetto dell’ambiente e dei luoghi.

Riteniamo dunque che l’ingente materiale da usare per bruciare possa essere altro da “cippato” vergine, ma scarti di legno, sansa e vinaccioli  e che il territorio Guardiese e limitrofo, per le sue produzioni agricole estensive e per la scarsa presenza di boschi, se non all’interno del parco, non possa garantire l’ingente massa di legno da bruciare.

Non  vogliamo la centrale a biomasse perché non ne abbiamo bisogno, perché le nostre zone sono ampliamente “metanizzate” e abbiamo un surplus di energia del 30% e  la presenza di una centrale a biomasse, con un rendimento bassissimo e che produce solo energia elettrica destinata alla vendita fa solo gli interessi di chi la propone.

E' infine da far presente che non basta una semplice affermazione di volontà per la risoluzione del problema ma occorre anche la capacità di affrontarlo dal punto di vista tecnico e legale."

 

Il Comitato si rivoge non solo a Guardiagrele, ma a tutti i paesi limitrofi, comprese le istituzioni municipali, i rappresentanti delle parti politiche, le associazioni e gli enti del territorio.

Rimaniamo in attesa di ulteriori sviluppi.
 

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