PREMESSA: La L. 135/2012 obbliga i piccoli comuni ad accorpare le funzioni ed i servizi.
Con la modifica dellâart.32 del Dlgs. 267/2000, sembrerebbe sfumata la possibilità per le Comunità Montane di gestire servizi associati, il cui svolgimento è previsto esclusivamente in Unioni di comuni o in convenzione.
A tutto questo si aggiunge la mancata definizione di specifiche funzioni attribuibili alle Comunità Montane, fatta salva la gestione in qualità di EAS dei Piani di Zona dei servizi sociali.
Lâultima novità consiste nellâabrogazione, da parte del Consiglio Regionale, dellâart.9 della legge regionale 143/1997 in materia di riordino territoriale dei comuni, e nellâinserimento di diversi articoli ad integrazione che in sostanza portano alla soppressione di tutte le Comunità Montane, obbligando di fatto tutti i comuni che ne fanno parte, a deliberare entro il 30 aprile ed a costituire entro il 30 giugno, delle Unioni di Comuni Montani, ovvero âUnioni Montaneâ.
La norma non prevede la possibilità di svolgere la gestione associata delle funzioni e dei servizi da parte delle Comunità Montane, poiché il disegno regionale è quello di portarle alla liquidazione e soppressione.
In realtà , allo Stato attuale, le Comunità Montane pur non godendo dello status di enti costituzionalmente necessari, ricadrebbero nell'esercizio dell'autonoma potestà legislativa residuale delle Regioni, così come ha stabilito più volte la Corte Costituzionale, e godono del riconoscimento degli articoli 27 e 28 del testo unico sugli enti locali che nessuno ha mai abrogato. In particolare l'art. 28 stabilisce: âLâesercizio associato di funzioni proprie dei comuni o a questi conferite dalla regione spetta alle comunità montane. Spetta, altresì, alle comunità montane lâesercizio di ogni altra funzione ad esse conferita dai comuni, dalla provincia e dalla regioneâ.
Dunque allo stato attuale non esisterebbe alcun ostacolo normativo affinché le Comunità montane possano svolgere l'esercizio associato di funzioni in convenzione.
Orlando Console (Vicepresidente Comunità Montana Maielletta): âLa Comunità Montana Maielletta, in qualità di Ente di Ambito Sociale (EAS) e di Unione di Comuni montani, così come le altre Comunità Montane, auspicabilmente dovrebbe continuare ad avere, un ruolo fondamentale per il raggiungimento di sinergie tra i Comuni stessi (che avrebbero altrimenti difficoltà operative ed economiche nello svolgimento di talune attività , soprattutto in campo sociale), per garantire solidarietà ed inclusione sociale e per la valorizzazione e lo sviluppo socio-economico del territorio: nutro forti dubbi sulle opportunità e sulla possibilità di una reale riduzione della spesa, e soprattutto sulla efficienza ed efficacia nello svolgimento dei servizi associati da parte dei piccoli comuni, anche in Unione o al limite in Convenzione, ma senza le risorse aggiuntive necessarie; il solo fatto che lâorientamento sia di sopprimere le Comunità Montane per sostituirle con Unioni di Comuni sembra una inutile ed inefficiente scelta strategica, che potrebbe essere evitata, nel senso che le stesse Comunità Montane svolgono le funzioni loro attribuite da anni con la massima efficienza ed efficacia.
Ci si chiede poi dove siano gli sprechi: un piccolo esempio al proposito sulla nostra Comunità Montana Maielletta, a dir poco virtuosa a mio modo di vedere: abbiamo attuato una vera âspending reviewâ, redigendo gli ultimi Piani di Zona dei servizi sociali in economia, vendendo lâautomobile a disposizione dellâEnte, attuando una gestione amministrativo-contabile dellâEAS a costo zero per i comuni, senza tralasciare il fatto che noi Amministratori non percepiamo gettoni di presenza.
La strategia di eliminare una tipologia di ente (la Comunità Montana) e crearne una nuova (lâUnione Montana) è quanto meno discutibile; si andrebbe a sostituire un ente già rodato e con un know-how non indifferente, con un ente che parte da zero, accollando sui Comuni tutto il peso della gestione dei servizi, certamente con eccessivi problemi non solo dal punto di vista economico-finanziario, ma anche organizzativo.
Questa struttura, così come ideata, potrebbe determinare il collasso del sistema, in particolare dei servizi sociali, e a farne le spese potrebbero essere proprio le fasce più deboli della popolazioneâ.