Nei bar, per strada o nelle piazze il rientro dalle ferie, quest’anno, è considerato con un approccio diverso. Al punto che da un famoso Social-network lo sfogo amaro è: «Beati quelli che rientrano dalle ferie perché lavorano». Tempo di crisi, di vacanze prolungate, di giovani senza occupazione, di lavori persi a cinquant’anni, di stenti e sacrifici. Un paese che vede la vacanza come traguardo lontano, che tocca con mano la crisi. Da quando le piccole aziende tessili e di pelletteria hanno chiuso i battenti per sfruttare la manodopera a basso prezzo altrove, lasciando a casa la maggior parte delle donne; da quando le grandi industrie del settore meccanico le sta imitando togliendo il pane al padrone di casa, il nostro borgo respira a fatica. Basti pensare al record di iscrizioni raggiunto quest’estate dalla “Mostra dell’artigianato artistico abruzzese” per un "lavoretto" part-time. La storia ci insegna che ogni crisi finirà. Basti pensare all’Italia del dopoguerra ed al suo successivo boom economico o al gigante cinese, distrutto dalle grandi potenze e risvegliatosi dopo anni di sonnolenza. Non bisogna arrendersi ed aspettare che tutto passerà da sé, ma lavorare, covare in silenzio per il prossimo risveglio. Puntando magari su altre ricchezze, sul nostro artigianato e, quindi, sul turismo. Una Guardiagrele che non deve andare in ferie.