Il gruppo consigliare “Guardiagrele il bene in comune” lancia una nuova offensiva contro il Commissario per la sanità e, alzando il tiro, diffida anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente del Consiglio Regionale, Nazario Pagano. Mentre il TAR stava per depositare le due sentenze che hanno annullato il piano operativo 2010, salvando così l’ospedale di Guardiagrele e quello di Casoli, il Commissario ha emanato due decreti (il 5/2011 e il 15/2011) con i quali, proprio sul presupposto della disattivazione degli ospedali, dava le direttive alle ASL per la redazione dei nuovi atti e stabiliva il taglio del numero delle Unità Operative. Si tratta, in pratica, della delibera con la quale vengono drasticamente tagliati i reparti in tutte le ASL della Regione. Simone Dal Pozzo spiega che il ragionamento fatto è questo: “Poiché vengono chiusi gli ospedali e, con questi vengono soppressi anche i reparti, è possibile procedere alla riorganizzazione, in tutte le ASL, della dotazione di Unità Operative Complesse. L’Ufficio commissariale, però, non aveva previsto che il TAR avrebbe annullato il Programma Operativo proprio nella parte che costituisce il presupposto dei nuovi provvedimenti e, come per le delibere 44/2010 e 45/2010, non ha tenuto conto del fatto che il Piano Sanitario,approvato con legge nel 2008, contiene una parte relativa alla organizzazione delle Unità Operative per ciascuna ASL che oggi viene completamente disattesa”. Per questo motivo l’avvocato Simone Dal Pozzo, in nome dei consiglieri ricorrenti, Gianna Di Crescenzo, Carla Altorio, Angelo Orlando e Gianluca Primavera, hanno chiesto la sospensione dei provvedimenti. Pende, infatti, proprio sulla base dei decreti impugnati, il termine per la redazione dei nuovi atti aziendali ed è certo che va assolutamente evitato che la ASL di Chieti proceda alla emanazione di un atto dal quale, a causa della riduzione delle Unità Operative, l’ospedale di Guardiagrele verrebbe depotenziato e, di fatto, svuotato nonostante formalmente “salvato”da due sentenze di questo Tribunale (n. 263/2011 e n. 292/2011). Il ridimensionamento di importanti reparti ospedalieri e la loro trasformazione da strutture complesse a semplici porta a disservizi e penalizzazione delle strutture sanitarie pubbliche, generando difficoltà organizzative e soprattutto uno scadimento della qualità dell’assistenza ai pazienti. Con l’atto aziendale si prendono decisioni importanti che possono stravolgere l’assetto della sanità provinciale senza concertazione, senza studi epidemiologici, senza considerare l’abbattimento delle liste di attesa e senza considerare che i presupposti sui quali questo atto dovrebbe essere emanato, sono venuti meno. Si corre il rischio di creare sconvolgimenti che hanno un’attuazione immediata e da cui difficilmente si potrà tornare indietro. Per fermare ogni possibile iniziativa che, nonostante il successo giudiziario, rischierebbe di vanificare gli sforzi compiuti, i consiglieri hanno anche predisposto alcune diffide: hanno diffidato il Presidente del Consiglio Regionale dal portare in discussione atti che modifichino l’assetto programmatorio del 2008 che ha superato positivamente il vaglio del TAR Abruzzo e il Commissario dal modificare l’assetto che, grazie a quelle sentenze, torna ad essere pienamente vigente. Un ulteriore diffida riguarda il Governo che è stato invitato ad astenersi dall’adottare atti che, attribuendo nuove prerogative ai commissari per la sanità, vengano a ledere i poteri della regione. Infatti, già il 24 Maggio scorso a Roma, in occasione della discussione del caso Abruzzo, è stato proposto che si proceda, anche con la decretazione d’urgenza, per risolvere il problema e, quindi, per consentire ai commissari di agire indisturbatamente.