La morte di Osama Bin Laden avviene in una villa alle porte di Islamabad, in Pakistan, dove viveva da cinque anni. È l'una di notte del 2 maggio, ora locale. A raccontarla un uomo qualunque che dalla sua finestra ha visto gli aerei alzarsi in volo e distruggere un incubo che durava da molti, troppi anni. Dieci anni dopo l'attentato dell'11 settembre, finalmente la fine di un'epoca dominata dalla paura e dal terrore, ora però si teme il pericolo delle ritorsioni. Il leader di Al Qaeda è stato ucciso con un colpo alla testa dai soldati americani mentre si trovava nella sua fortezza, nei pressi di Abbottabad (località a sud dell'Himalaya). Ad annunciare al mondo la sua fine è il presidente Barack Obama che si presenta in tv nel cuore della notte. Giustizia è fatta! È una giustizia costata cara: dieci anni di guerra, una guerra che sembrerebbe nata proprio per dare la caccia ai terroristi. Sulla testa di Osama pendeva una taglia di 50 milioni di dollari. In America entrò persino in circolazione un mazzo di carte da gioco (come quelle usate per il poker) le cui immagini rappresentavano la faccia dei principali terroristi per simbolizzare l'importanza di catturarli. Del resto, oggi, anche quella di Osama viene celebrata come una “morte-simbolo”, simbolo di un'avvenuta giustizia per quelle tremila vite crollate insieme alle torri a Ground Zero. È proprio lì che la gente si è ritrovata per festeggiare e ricordare le vittime di quel tragico 11 settembre. Alcuni non hanno paura di sostituire la parola “giustizia” con un più duro sentimento: “vendetta”, il frutto amaro di una ferita che ha continuato a bruciare per dieci anni. Oltre a quella strage, rimasta negli occhi di tutti quelli che direttamente o dalle tv hanno visto lo schianto degli aerei e l'incendio che devastava le Gemelle, non si possono dimenticare le migliaia di morti tra l'Iraq e l'Afghanistan, le stragi di Bali, Madrid, Londra, le stragi che hanno colpito mezzo mondo. Muore il leader del terrore, esplodono i festeggiamenti: la White House, Time Square insieme a Ground Zero si accendono con la gioia e la soddisfazione delle persone che inneggiano alla vittoria, intonando slogan e canti. Le tv di tutto il mondo all'unisono trasmettono la stessa news. I siti internet diventano palcoscenico virtuale dell'evento. Oltre alle notizie lampo che affollano le reti, anche i social network, dove si liberano le voci della gente di tutte le nazioni. Tra i topics più gettonati il ringraziamento agli Stati Uniti, il volto trasfigurato del tiranno (immagine per altro non reale), e il match point (che nel tennis segna la fine della partita) che assegna la vittoria definitiva a Obama.