Due concetti: sorridere e ricordare, per un adulto potrà sembrare difficile ma per un bambino non c'è niente di più naturale.
Questa volta per “Storie di chi ce la fa”, ci siamo fatti una passeggiata lungo il Corso di Guardiagrele fino ad un portone e a una targhetta: inENGLISH.
L'Inglese. Àncora di salvezza per alcuni, scoglio insormontabile per altri,tanti; quelli che l'inglese serviva per far colpo, quelli che l'inglese era un'audiocassetta con metri di nastro da riavvolgere a matita, quelli che l'inglese erano milioni di fotocopie da completare, quelli che l'inglese non l'hanno mai capito perché “non me l'hanno saputo insegnare”.
Già il metodo, ogni tanto bisognerebbe rifletterci.
Se da piccoli le prime parole i nostri genitori non ce le avessero insegnate con giochi e canzoncine ma a suon di analisi sintattica e lessicale che lingua parleremmo oggi? Probabilmente qualcosa di molto più simile ai canoni che alla realtà.
Eppure lo sappiamo che l'inglese lo impari meglio nelle situazioni informali e all'estero, paghiamo vacanze studio ed Erasmus, sappiamo perfettamente che i bambini con un genitore straniero parlano bene due lingue perché le imparano nella culla, ma ci ostiniamo a compilare fotocopie, a studiare le regole capitolo per capitolo e a non farlo da piccoli.
E' qui che possiamo finalmente suonare il campanello, aprire quel portone e incontrare la dott.ssa di Sciascio, Amanda.
I suoi bambini sorridere e ricordare lo fanno sempre perché con lei giocano; la cosa bella è che lo fanno in inglese.
Hanno tre-quattro anni, alcuni anche di più e il pomeriggio, loro, studiano inglese, anche se non se ne accorgono!
In quelle ore disegnano, fanno i biscotti, giocano a guardare da vicino il mondo che li circonda, lo annusano, lo toccano, lo cantano e lo suonano: crescono, che lo facciano in un'altra lingua a loro non importa perché lo fanno senza forzature, nel modo più naturale possibile. Non è un'utopia, si chiama metodo ludico e funziona davvero, basta invertire le regole: prima l'esperienza delle cose poi la grammatica.
Ogni capitolo qui si chiama “Curiosità”. La sua lezione Amanda non la fa dietro una cattedra, ma seduta a terra con i bambini, si eliminano così distanza e soggezione che nell'inglese sono due grandi barriere che tolgono familiarità e confidenza alla lingua. Alla lavagna scrivono i piccoli e non si fanno molti scrupoli a rimproverare la maestra se sbaglia, perché qui l'infallibilità della maestrina proprio non esiste.
Una volta varcato il portone questi bambini entrano in un mondo in cui si parla soltanto l'inglese. Niente bilinguismo durante la lezione, l'italiano qui non entra e per loro va benissimo così!
Alcuni sono così piccoli che dei concetti li imparano direttamente in inglese, per loro il dito pollice sarà sempre un po' quel “daddy finger” della canzoncina che amavano cantare e la carota al posto del naso la metteranno allo “snowman” grassoccio e traballante che costruiranno nei giardini innevati della loro infanzia.
Non saper ancora leggere qui è un punto di vantaggio; si viaggia ad anni luce di distanza da quel “the cat is on the table” che ha marchiato l'inglese maccheronico di chi, appunto, pronunciava leggendo in italiano. I bambini ostentano una pronuncia da far invidia alle migliori audiocassette, lo fanno perché sintassi e alfabeto fonetico li scrivono dentro di loro e non su un foglio di carta.
Impostare lo studio della lingua in questo modo permette di rendere l'inglese un'esperienza positiva e non una lingua imposta da una capricciosa dea Globalizzazione, protettrice della fotocopia e del test .
Provate a fare delle fotografie ai bambini mentre sono a scuola e confrontatele con quelle “inEnglish”, potrete contare il doppio dei sorrisi e il doppio dei risultati pratici nell'apprendimento.
Sono dati che devono far riflettere, l'inglese oggi è importante e non possiamo farcelo scappare di mano per via di un metodo sbagliato e per giunta difficile.
“Giocare è una cosa seria”, Amanda ce l'ha detto appena arrivati. E' una cosa seria perché fa crescere chi insegna e chi impara ed è una ancora più seria perché lo fa fare con il sorriso stampato sulle labbra.
Quello che Amanda fa è straordinario perché l'inglese non lo insegna dietro un portone di una grande città, ma lungo il corso principale di un paesino di 10.000 abitanti.
Fa sognare in inglese i suoi bambini ....e non c'è niente di più bello di un piccolo sogno “inEnglish”.