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Cucina e tradizioni della zia Fiorella

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Quando si dice “Buono come il pane”

Un alimento-base della dieta guardiese e non solo. I trucchi della zia: “C'è ancora chi lo fa in casa”.

 

Qual è il segreto per ottenere a casa propria una pagnotta soffice e fragrante, da far invidia anche al migliore dei forni industriali? Facile, il mix di farine e la cottura lenta.

 

“Per avere un risultato ottimale, occorre una farina poco raffinata, quella 0, insieme alla semola: in proporzione circa 2/3 della prima e 1/3 dell'altra” rivela zia Fiorella.

Si dispone il mix di farine a fontana e, per ogni chilogrammo, si versano all'interno un cucchiaio di sale, mezzo cubetto di lievito fresco e 600 grammi di acqua, unendo quest'ultima poca per volta.

Si ottiene, quindi, un impasto liscio, omogeneo ed elastico, che lieviterà al caldo per circa tre ore. Dopo aver formato le pagnotte, solitamente con un chilo di farina ne vengono fuori due di medie dimensioni, un'ulteriore lievitazione di 2-3 ore contribuirà all'aumento di volume.

Ed ora il momento più importante: la cottura. Il termostato è impostato a 300°C: il pane cuocerà per ben due ore. Il profumo che invade la cucina è tutto dire.

Manca solo l'assaggio, la parte migliore. Un piacere per i sensi. A questo punto una domanda sorge spontanea.

 

“Qual è “l'ingrediente segreto” per continuare a fare il pane in casa?”

“Penso sia la buona volontà, insieme alla voglia di non perdere le tradizioni che si tramandano da anni. In fondo, si tratta di poche e semplici “mosse”.”

 

Nonostante tutto il tempo tiranno sembra impedire anche questi pochi, semplici, ma efficaci passaggi.

Provare ancora il piacere di mettere le “mani in pasta”, oggi, non è cosa da tutti. Il passaggio del testimone, però, non esclude la possibilità di farne un prezioso “dono” da tramandare ed assaporare nel corso dei secoli.

Che sia proprio il pane fatto in casa il “legante” delle famiglie guardiesi?

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