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I Comuni virtuosi in Italia

Il caso particolare dell'Abruzzo

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Esiste in Italia una rete di piccoli comuni, l’Associazione Comuni Virtuosi, che dal 2005 mette insieme le buone pratiche, le scopre e le diffonde per valorizzare chi le sperimenta e fare in modo che sempre più sindaci in tutta Italia ne seguano l’esempio.

Nata su iniziativa di quattro comuni molto distanti e diversi tra loro (Colorno – PR, Monsano – AN, Melpignano – LE e Vezzano Ligure – SP) oggi la rete conta di 55 comuni soci, sparsi a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale.  Questi comuni sono un campione attendibile del panorama nazionale: a parte un paio di comunità intorno ai 50.000 residenti, la rete è fatta di comuni intorno ai 5.000 abitanti, la gran parte dei comuni italiani; sono ben distribuiti in quasi tutte e 20 le regioni italiane; sono comuni di pianura, di montagna, che si affacciano sul mare o che stanno in collina; sono, infine, comuni con un’economia prevalentemente artigianale/industriale ma anche realtà rurali, dove l’agricoltura fa da padrona.  

L’intento dell’Associazione dei Comuni Virtuosi è quello di promuovere sul territorio un progetto politico chiaro basato sulla “cultura del buon senso”. I tasks principali che si pone l’associazione sono:  la gestione del territorio (tra cui, recupero e riqualificazione delle aree dismesse, bioedilizia, attenzione alle aree agricole, progettazione e programmazione del territorio in modo partecipato con la cittadinanza tutta); l’impronta ecologica (tra cui, efficienza energetica, acquisti verdi, mense biologiche); i rifiuti (raccolta differenziata porta a porta, progetti per la riduzione del rifiuto, programmi per il riuso dei rifiuti); la mobilità sostenibile (car-sharing, trasporto pubblico integrato, piedibus, scelta di carburanti alternativi al petrolio); ed infine i nuovi stili di vita (progetti per stimolare scelte quotidiane sostenibili, gruppi di acquisto, filiera corta, cibo biologico e di stagione).

Possiamo fare un esempio con la questione rifiuti, la quale viene affrontata e risolta anche eliminando i cassonetti stradali, e soprattutto attraverso l’introduzione dei bidoncini casa per casa, appartamento per appartamento, portando i cittadini a rendersi conto, molto rapidamente, che gran parte dei prodotti acquistati e infilati quotidianamente nella borsa della spesa sono, semplicemente, rifiuti spesso, evitabili ed inutili. Il porta a porta ha questo indiscutibile vantaggio: siccome i rifiuti non vengono più infilati in un sacchetto e poi “abbandonati” in un cassonetto per strada, ma divisi scrupolosamente in casa ed esposti solo nei giorni previsti dal calendario distribuito dal Comune, le famiglie si auto-educano e mettono in atto comportamenti virtuosi che, tra le conseguenze dirette, li portano a produrre molti meno rifiuti di prima. Il Comune spende il 20% in meno di quando faceva la raccolta tradizionale con i cassonetti, l’occupazione è aumentata (servono più addetti per raccogliere quanto viene differenziato, in giorni differenti) e i cittadini vedono premiato il loro sforzo con uno sconto in tariffa. Grazie al principio “paghi solo ciò che non riesci a differenziare” anche i cittadini meno sensibili ai problemi del Pianeta sono stimolati a fare comunque del proprio meglio per ridurre il proprio impatto.

Gran parte di questi comuni hanno poi adottato piani energetici comunali, ad esempio facendo una fotografia, edificio per edificio, di quanto si consuma per riscaldare/rinfrescare e illuminare una scuola, un asilo, un impianto sportivo, una biblioteca. Da qui sono partiti con interventi di riqualificazione energetica (nuove caldaie, infissi, cappotti esterni, maggiore coibentazione), ciò che ha consentito in alcuni casi di tagliare la bolletta energetica del 50, 70%.  Vi sono inoltre progetti e azioni concrete accompagnante dall’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili: impianti fotovoltaici, pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua, sonde geotermiche. Ulteriore obiettivo è l’eliminazione di tutto l’amianto presente nei vari edifici che potranno essere ricoperti da pannelli fotovoltaici, i quali produrranno l’energia necessaria. Vi sono edifici che producono più energia di quanta ne consumano, anche grazie alla sostituzione di tutte le lampade votive con i LED.

Un Comune virtuoso, dunque, agisce su cinque livelli di intervento:

·         gestione del territorio

·         impronta ecologica

·         rifiuti

·         mobilità

·         nuovi stili di vita

Il progetto di Innovazione Virtuosa è ricco  di fatti concreti e realizzati, visibili, tangibili e  fruibili da tutti con beneficio  per sé e per l’ambiente. Il valore che ciascuna iniziativa di per sé già ha, è accresciuto dal  processo logico che ha portato alla sua realizzazione. Ogni azione è stata attivata solo perché compatibile e coerente con il credo che le ha ispirate: la promozione di un modello culturale. Non si vuole cambiare le abitudini delle persone, ma far vedere che è possibile uno stile di vita diverso che, pur mantenendo inalterate qualità e performance, sia salva salute, salva ambiente e salva risparmio. Si spera che le buone pratiche, proposte e promosse come esempio culturale ed  educativo, si consolidino, diventino la prassi e si tramandino ai giovani. La politica della cementificazione, delle grandi opere, del consumo ad ogni costo come motore dell’economia, può cambiare con una politica dal basso con azioni concrete e progetti di buon senso.

L’idea di comuni virtuosi può essere applicata ovunque e in qualunque contesto. È importante credere nelle persone, nel fare insieme, nell’avere il dovere ed il compito,  come Comune, di essere un esempio di come sia possibile passare dal "si dovrebbe fare" al  "si fa effettivamente". Un fattore molto importante è quello di coinvolgere le persone, facendole sentire parte attiva e portante dei progetti creando le condizioni di successo destinato a durare nel tempo. (Per maggiori approfondimenti potete consultare il sito

http://www.comunivirtuosi.org/index.php?option=com_k2&view=itemlist&layout=category&task=category&id=4&Itemid=457)

Per quanto riguarda l’ABRUZZO, secondo le statistiche di Legambiente,  si classificano solo 11 Comuni che hanno superato il 65% della raccolta differenziata. La graduatoria è poi stilata considerando l'indice di buona gestione, che tiene conto di numerosi parametri oltre alla percentuale di Raccolta differenziata, quali la produzione di rifiuti pro-capite, la tipologia di raccolta, la presenza di piattaforma ecologica e molti altri ancora. Dall’analisi di tutti i dati, dunque, il Comune abruzzese più virtuoso è Prezza (Aq) che si piazza al 696° posto nazionale con il 56,6% di indice di buona gestione e il 67,3% di raccolta differenziata. Seguono Torano Nuovo (Te) con il 55,4% di indice di buona gestione e il 68% di raccolta differenziata. E poi ancora Torrevecchia Teatina (54,2% di indice di buona gestione e il 69,1% di raccolta differenziata), Crecchio (53,2% di indice di buona gestione e 68,7% di raccolta differenziata), Manoppello (50,7% di indice di buona gestione e 66,5% di raccolta differenziata), Casalincontrada (50,6% di indice di buona gestione e il 65% di raccolta differenziata), Orsogna (48,7% di indice di buona gestione e il 67,7% di raccolta differenziata), Pratola Peligna (47% di indice di buona gestione e il 69,9% di raccolta differenziata), Fara San Martino (44,9% di indice di buona gestione e il 72,1% di raccolta differenziata), Ortona (42,1% di indice di buona gestione e il 65% raccolta differenziata) e San Giovanni Teatino (35,2% di indice di buona gestione e il 65,5% di raccolta differenziata).

Concludo riportando qui di seguito ciò che afferma lo statuto dei comuni virtuosi, reperibile sul sito

http://www.comunivirtuosi.org/index.php?option=com_k2&view=item&layout=item&id=8&Itemid=553

"I Comuni che aderiscono all’Associazione ritengono che intervenire a difesa dell’ambiente e migliorare la qualità della vita, e tutelare  i Beni Comuni, intesi come beni naturali e relazionali indisponibili che  appartengono all’umanità, sia possibile e tale opportunità la vogliono vivere concretamente non più come uno slogan, consapevoli che la sfida di oggi è rappresentata dal passaggio dalla enunciazione di principi alla prassi quotidiana”.

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