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LE PRIMARIE VANNO INDETTE PRIMA DELLE CANDIDATURE

L’Ex Segretario Camiscia fa chiarezza sulla situazione

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I dissensi all’interno del circolo PD non si possono sanare se si continua a nascondere la verità! E la verità è che in primis il segretario, il candidato in pectore ed una parte del direttivo hanno dichiarato, anche pubblicamente, che il ricorso alle primarie avrebbe creato fratture all’interno del partito e che comunque non erano necessarie perché esisteva un unico candidato spendibile.

E’ lo stesso coordinatore a dichiarare che non si poteva più rimandare l’individuazione del candidato sindaco cosa che esclude a priori il ricorso alle primarie che invece hanno bisogno di tempo per essere organizzate e per consentire ai candidati di spiegare alla gente le proprie idee. Già le idee! Proprio quello di cui non si è mai parlato ed è proprio questo che si è voluto evitare, che venissero fuori idee e competenze che potessero mettere in discussione quello che per alcuni era il candidato naturale.

Non si dice la verità quando si afferma che le primarie non sono state necessarie perché esisteva un solo candidato, perché, anche per ammissione del segretario, i candidati erano addirittura tre. Il problema è che per potersi candidare alle primarie è necessario che le stesse vengano indette prima, con conseguente nomina della commissione di garanzia la quale redige il regolamento, e successiva convocazione dell’assemblea per l’approvazione del regolamento che ne disciplina il funzionamento. Così recita l’articolo 18 dello statuto del Partito Democratico che ritiene questo percorso automatico e solo l’assemblea con una maggioranza dei tre quinti (in questo caso 65 persone) può decidere di derogare. Invece il segretario ci ha condotti ad un’assemblea (partecipata da appena 25 persone) nella quale si doveva indicare il candidato sindaco decidendo che si dovessero presentare a lui le disponibilità, disponibilità che aveva ormai già da giugno, almeno 2 (Gianna Di Crescenzo e Simone Dal Pozzo). Dunque non si è trattato di nessun ritiro perché nessuna candidatura poteva essere presentata ma solo dichiarata una disponibilità che peraltro rimane ancora in piedi. Il problema però è che nel prosieguo dell’assemblea del 28 settembre, il segretario ha rifiutato la mia disponibilità alla candidatura dichiarandola non legittima (perché a detta sua fuori tempo) e che qualora l’assemblea avesse deciso di accettarla si sarebbe dimesso. Dunque Dal Pozzo non era l’unico candidato, o meglio, era l’unico candidato del centro storico, mentre le altre due (Maurizio Camiscia e Gianna Di Crescenzo), non erano legittime forse perché provenivano dalle contrade e come si sa, storicamente le contrade non possono (secondo alcuni) esprimere il candidato sindaco.

Uno sparuto gruppo di appena 20 persone ha dunque sottratto ai guardiesi la possibilità di potersi esprimere attraverso il voto delle primarie che tra l’altro sarebbero state anche l’occasione per raccogliere le esigenze e le idee sul territorio. Infatti ciò che sconcerta, poi, è che il coordinatore parli di lavoro per sconfiggere la destra, ma dimentica che prima dei nomi ci vogliono idee e un programma di qualità per rilanciare la nostra città,  e soprattutto un’alleanza forte di tutto il centrosinistra. 

 

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