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Michele Di Giuseppe svela il “sapore” dell'arte

Da una forma d'arte all'altra, con la passione si sempre

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Nulla nasce per caso. E il mix d'arte, se fatto ad hoc, può condurre a risultati davvero strabilianti. È quello che ci racconta Michele, tra una “spadellata” e l'altra.

“La passione per la cucina c'è sempre stata, prima ancora di occuparmi di storia dell'arte. L'ho coltivata e mantenuta parallelamente agli studi...con maggiori soddisfazioni. Chiunque abbia mangiato da me ha potuto notare la cura per i dettagli e l'ospitalità, oltre ovviamente alla preparazione dei piatti; ma tutto ciò sempre a livello "domestico".
Dopo la laurea magistrale dello scorso aprile, ho ritenuto di dover pensare seriamente al mio futuro e decidere tra le due carte da giocare: la storia dell'arte e la cucina. Non c'è dubbio che la gastronomia e la cultura del cibo stiano vivendo un periodo di grande risonanza, mediatica e non, con tanta informazione, tante influenze e correnti. Da qui la decisione di prendere la palla al balzo e lanciarmi in un mondo che in parte conoscevo, ma che per diventare lavoro aveva bisogno di una preparazione migliore, per non essere l'ennesimo cuoco improvvisato che cavalca l'onda della cucina solo perché "fa figo" esserne appassionati.
Non nascondo il fatto che questa scelta sia stata anche dettata da una possibilità lavorativa più sicura che inserirmi invece nel settore artistico o storico artistico, che sento ugualmente in maniera molto intima (senza voler iniziare una polemica sui beni culturali dell'Italia).
Resta comunque un'intensa passione di fondo che mi richiamava ed anche una questione che è un po' "distante" dagli storici dell'arte: il produrre praticamente una cosa, nel senso di farla davvero con le mani, di creare, di manipolare, un privilegio che è degli artisti e di chi opera con materia e materiali che trasforma e rende agli altri con un valore aggiunto.”

Il suo primo “banco di prova” è Red academy, una scuola di cucina a San Vito.
“Sto seguendo un corso di due mesi molto intenso, tutti i giorni dalla mattina alla sera tranne il fine settimana. Si affronteranno tutti gli aspetti della cucina, dalle basi, ai principi di enologia, alla pasticceria...mi sono fatto una foto accattivante e simpatica perché sapevo che molti avrebbero avuto piacere nel vedermi in divisa da chef. Amici e parenti mi hanno sempre detto di farlo come lavoro, di aprire un locale tutto mio.”

Ma, proprio come nelle opere d'arte, sono i dettagli a fare la differenza.
“Sono sempre attento alla cura del piatto a livello visivo: una cosa che oggi si usa fare molto, ma bisognerebbe ricordare sempre che il cibo va mangiato e non solo osservato. Non c'è bisogno di sacrificare tutto per un solo aspetto, basta essere equilibrati e trovare il giusto compromesso tra estetica e gusto. Certamente non rinuncerò mai alla mia formazione, che mi ha dato tanto.”

Le emozioni di una cena sono le stesse di una pinacoteca, declinate in maniera differente e con differenti mezzi, ma comunque le stesse”. È questo il filo che lega indissolubilmente arte e cucina?

“Per il rapporto con l'arte tengo sempre a rifarmi ad una famosa citazione di Gualtiero Marchesi: la cucina è fondamentalmente una scienza, sta al cuoco farla diventare arte.
Spero di poter aprire un locale tutto mio per far convivere l'arte con la cucina, osando e sperimentando, unendo tradizione e innovazione, per far vivere al cliente un'esperienza gustativa a tutto tondo.”

Esperienza che farà andare in visibilio le nostre papille gustative, insomma. Ma quali piatti offre la casa?
“Sono molto legato alla cucina tradizionale, perché è sana e genuina, legata alla cultura della terra, a ciò che si coltiva, agli ingredienti semplici che danno piatti straordinari e che ancora oggi non siamo in grado di superare. Non si può pensare di fare alta cucina o di azzardare altri piatti se prima non si hanno solide basi legate alla propria cultura culinaria regionale e territoriale. Certamente si può osare e andare oltre e ciò mi affascina molto.”

Non si può che terminare la “cena” con il piatto forte.
“Sono stato sempre combattuto tra cucina e pasticceria. Non so quale mi prenderà di più durante questo corso. Mi hanno sempre molto apprezzato per i dolci: la mia cheesecake credo sia abbastanza famosa, per chi ha avuto modo di assaggiarla almeno una volta. Potrà anche essere un dessert “passato”, ma è una mia ricetta, nata una decina di anni fa e per questo ci tengo molto. È un dolce che ha sempre messo d'accordo tutti per la sua piacevolezza. Il segreto è...che è un segreto. Non ho mai detto nulla a riguardo, mai con nessuno, nonostante le simpatiche insistenze di chi cerca di sapere anche solo un ingrediente.”

Qualche segreto in cucina, in fondo, non fa che accrescere curiosità e appetito.
Dunque attendiamo tutti di scoprire...il sapore dell'arte!

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