Un dolce tipicamente natalizio, che affonda le sue origini nella società agricola.
Nato come l'antico pane delle mense contadine, ricavato dalla âpoco pregiataâ farina di mais, veniva poi cotto dai pastori abruzzesi nel forno a legna.
âFiglioâ degli anni Venti e del pescarese Luigi DâAmico, proprietario di un caffè del centro, âcrebbeâ e divenne un dolce, ârielaboratoâ senza stravolgerne le caratteristiche originali.
Lo stampo stesso, a forma di cupola, ricorda le âantenateâ pagnotte contadine.
Ideato e preparato per la prima volta nel 1919, fu DâAnnunzio, amico dell'âinventoreâ, ad avere l'onore di assaggiare per primo questa vera e propria âforma dâarteâ.
Da unâantica ricetta abruzzese, il cui protagonista indiscusso è il latte delle greggi, profumato di menta e di âmandorle di montagnaâ, nasce questo pane rustico detto âPan rozzoâ.
DâAmico, ispirato dalle forme e dai colori di questo pane, lo trasformaâ, ma ne mantiene la forma inalterata. Riproduce il giallo del granturco con quello delle uova e utilizza una copertura di finissimo cioccolato per imitare lo scuro delle bruciacchiature caratteristiche della cottura nel forno a legna.
Unitamente ad una lettere, consegna la prelibatezza ad un assaggiatore d'eccezione.
âIllustre Maestro questo Parrozzo â il Pan rozzo dâAbruzzo â vi viene da me offerto con un piccolo nome legato alla vostra e alla mia giovinezzaâ.
Il poeta, inebriato di bontà , scrisse a DâAmico un sonetto dialettale in sua lode.
âà tante âbbone stu parrozze nov e che pare na pazzie de San Ciattè, câavesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce . Benedette DâAmiche e San Ciattè â¦â
Ancora oggi, sulla scatola del Parrozzo, a ricordarne costantemente il âpadre letterarioâ, compaiono i versi scritti dal poeta pescarese: âDice Dante che là da Tagliacozzo,/ ove senzâarme visse il vecchio Alardo,/ Curradino avrie vinto quel leccardo/ se abbuto avesse usbergo di Parrozzoâ.
Ma come provare ad âimitareâ e riprodurre questo âgioiello gastro-letterarioâ?
Bastano alcune semplici mosse. A 200g di mandorle tritate, vanno uniti 150g di semolino e la buccia di un limone grattugiato.
Dopo aver mescolato il tutto, è necessario montare i bianchi di sei uova a neve con un pizzico di sale e aggiungerli, assieme ad altrettanti tuorli e a 200g di zucchero, al composto di mandorle e semolino.
Rivestito di carta forno uno stampo a campana, vi si versa, poi, l'impasto ottenuto, ponendolo in forno per circa 45 minuti a 180-200°C.
A cottura ultimata, il parrozzo va messo su un foglio di carta assorbente, guarnito, una volta freddo, con del cioccolato fuso, e lasciato solidificare.
Il risultato? Un autentico piacere per gli occhi e il palato, intriso di storia e...con il tocco del maestro.